Inside Job
"C’è del marcio in Danimarca" così "cantava" il grande William Shakespeare nel primo atto della scena IV dell’Amleto, ma c’è da chiedersi, cosa scriverebbe ora trovandosi ad osservare l’"intrepida" Wall Street? Sono passati due anni dalla bolla finanziaria scoppiata nel 2008 e ancora oggi l’economia risente del crollo finanziario a livello mondiale, un fenomeno che, come un effetto a catena, ha fatto crescere il tasso di disoccupazione e ha spinto sulla soglia della povertà numerose famiglie e altrettante ne ha messe in ginocchio. Un fenomeno che sembra essersi generato da solo, forse per "partenogenesi", dato che, a parte qualche indiziato, in pochi sono finiti in prigione, sempre se ci siano finiti. Ad indagare con occhio attento senza far sconti a nessuno, è il milionario Charles Ferguson, che dopo aver venduto la sua invenzione a Bill Gates si è dedicato alla professione di cineasta, vincendo con "No End in Sight" sulla guerra in Iraq, un premio speciale della giuria per i documentari al "Sundance Film Festival" 2007 e candidandosi agli Oscar nel 2008. Il titolo di questo documentario–shock è "Inside Job", che riprende l’espressione indicante appunto il crimine di furto, rapina o appropriazione indebita compiuto da una persona con una posizione di fiducia e autorizzato ad accedere ad operazioni senza supervisione.
Narrato da Matt Damon e presentato fuori concorso al festival di Cannes e al Festival del Cinema di Roma, si sviluppa attraverso quadri tesi ad evidenziare il lungo processo scaturito nella Grande Recessione a causa dell’avidità di poche persone. Con occhio critico sembra scavare nel marcio di questo "grosso" affare alla ricerca dei colpevoli, che individua in diverse persone molto vicine al potere politico americano, dimostrando con documenti e grafici la loro indubbia responsabilità. Non solo mostra i colpevoli, ma individua anche gli eroi, ossia tutte quelle persone che, essendosi accorte della "falla nel sistema", hanno cercato di avvertire il mondo finanziario e politico, ma non sono stati ascoltati oppure sono stati screditati agli occhi del mondo. Un esempio è l’ex procuratore e governatore di New York, Eliot Spitzer sorpreso con le prostitute, sebbene la maitresse Kristin Davis riveli che il giro d’affari dei bordelli vicino alla Borsa fosse costituito soprattutto da clienti che lavoravano a Wall Street, che chiedevano servizi di ogni genere, compresa la droga. Forse potrebbe essere considerato un documentario di parte, dalla parte dei consumatori e degli economisti "indipendenti", però... E’ un’opera interessante che attraverso interviste, montaggi e documenti vuole ricostruire il sistema di corruzione, cercando di individuare e spiegando in modo chiaro come funzionavano i prodotti che hanno portato al collasso, mostrando la collusione fra il mercato finanziario e la politica, fra la struttura universitaria e il mercato finanziario. In due ore Ferguson indaga nel tentativo di scoprire gli "assassini", mostrando come questo nuovo sistema abbia corrotto l’intero mercato mondiale e non ci sia scampo, poiché, nonostante questa bolla, le regole del gioco non sono cambiate, non sono state fatte leggi per regolamentare la situazione, quindi cosa succederà in futuro? Certamente sorge il dubbio che la tanto decantata democrazia americana si stia trasformando in un’oligarchia finanziaria, se Wall Street è tanto potente da far eleggere un presidente e al tempo stesso impedirgli di operare per evitare nuove catastrofi.

La frase: "
- Scusi, ma lei non è quello che aveva firmato il documento sulla solidità finanziaria dell'Islanda?"
- "Adesso basta! Ha solo altri quattro minuti: spari la sua cartuccia migliore".

Federica Di Bartolo

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