In grazia di Dio
Schiacciata dalla crisi e dalla concorrenza cinese, una famiglia salentina composta da una madre, due figlie, una nipote ed un figlio è costretta a chiudere la propria piccola fabbrica tessile e vendere la casa per pagare i debiti. Con il figlio che decide di emigrare in Svizzera, a Santa Maria di Leuca rimane Salvatrice, nonna inaspettatamente innamorata e speranzosa con Maria Concetta, la figlia grassa che non sa recitare ma che spera ancora di riuscire a fare l’attrice, Adele, disillusa e svuotata dalla vita con sua figlia Ina, adolescente e sprovveduta che rimane incinta. Le quattro donne andranno a vivere in una casa di campagna e si daranno alla vita dei campi, ritrovando così quiete e stabilità.
Quello di Edoardo Winspeare è un film femminile ma non femminista, che racconta la storia di quattro donne diversissime tra loro che cercano, ognuna a modo suo, di superare quello che è probabilmente il momento più drammatico della loro vita e che ci riusciranno veramente solo quando troveranno un punto di unione tra le loro apparentemente inconciliabili personalità. È un film che racconta di un’Italia povera e arretrata (ad un certo punto, nel film, una radio dice: “Siamo nella stessa condizione della Grecia”, ma da quanto si vede sembrerebbe anche peggio) bloccata da una dannosa burocrazia qui rappresentata da Equitalia, ma probabilmente non ancora del tutto perduta. Non certo grazie alla politica (alla quale il regista rivolge qualche frecciatina: “Come facciamo a pagare, non siamo mica politici!” dice il fratello ad Adele, la protagonista) ma a chi, come le protagoniste, non si dà per vinto ed è pronto a rimboccarsi le maniche e tornare a fare un lavoro umile e quasi dimenticato: il contadino. Un ritorno alle origini e alla semplicità che sembra un invito al paese intero, forse un po’ naìf, ma sicuramente forte e ben messo sullo schermo da Winspeare, che per farlo segue egli stesso il precetto della semplicità, con una sceneggiatura chiara e lineare e delle inquadrature lente che spesso devono solo essere guardate. E questo è sicuramente un altro obiettivo del film: mettere in mostra tutta la bellezza della terra pugliese. Stefano, l’impiegato timido, preciso ed innamorato di Adele, guardando verso il mare e la vicinissima Grecia parla di quanto sia bella, “quasi come qui”.
È un film che però ha anche le sue imperfezioni. Su tutte la sensazione che “aggiunga poco o niente” a quanto già si è detto o si stia dicendo su questo tipo di situazione italiana e soprattutto del sud Italia. Il film è diretto bene e ha nelle protagoniste, Celeste Casciaro su tutte, delle ottime interpreti, ma sembra appunto non possedere la forza per incidere.
La frase:
"Voi siete sorelle, vi dovete aiutare!".
a cura di Alessio Altieri
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