In Darkness
Nelle fogne della Storia. Dentro i canali di scarico sotterranei della Leopoli occupata dai nazisti nel 1943, una decina di ebrei adulti e bambini trascorsero 14 mesi al buio tra acqua, merda e topi, sfamati da un ladruncolo in cambio di denaro e gioielli di famiglia, con l'ansia continua di venir scoperti. Il che equivaleva a finire uccisi o deportati, come avvenne a quasi tutte le altre centinaia di migliaia di abitanti del ghetto dell'allora città polacca. Quella vicenda fu raccontata nel libro "In the sewers of Lvov" di Robert Marshall, sul quale David F. Shamoon, proveniente dalla pubblicità aziendale e al suo primo film, ha basato la sceneggiatura di "In Darkness". In senso più esteso, le tenebre del titolo per Agnieszka Holland - che sull'Olocausto aveva già realizzato uno dei propri lavori migliori, "Europa Europa" - stanno per la parte oscura dell'umanità che rende ciclici gli stermini ovunque sulla Terra.
In superficie, le follìe di rastrellamenti, esecuzioni sommarie di gruppo, impiccagioni per rappresaglia secondo la regola del "dieci per uno", l'ingresso collettivo a quattro zampe nel campo di concentramento con l'orchestrina che suona per l'ufficiale tedesco.
Nelle cloache, il confronto tra le due figure ambigue e contraddittorie dell'uomo di riferimento della comunità, soprannominato "pirata", e del cattolico, buon marito e padre, furbo e opportunista. In lui, la regista è attenta allo svilupparsi di un sentimento di solidarietà che, nonostante diffidenza e ostilità nei suoi confronti, lo condurrà ad un altruismo che comporta pure rischi, tensioni affettive e rinunce. Più che alla fotogenia, si bada alla levatura - teatralmente tragica – dei personaggi, interpretati per l'appunto da attori per lo più di solida formazione accademica. Le tonalità sono cupe, decolorate, sporche e fortemente contrastate, ma la tensione costante e la morte lasciano spazio anche alle risate, in un'esaltazione dello spirito di sopravvivenza dove si riesce persino a nascere o riscoprire il mondo – come da locandina - affacciandosi da un tombino.
La frase:
"Se ami una donna, picchiala".
a cura di Federico Raponi
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