I lunedì al sole
Un film poetico e duro, graffiante e commovente, "I lunedì al sole" del giovane regista spagnolo Fernando Leon De Aranoa, è una di quelle pellicole che sin dalle immagini dei titoli di testa ti conquistano procurandoti una sensazione di vivida consapevolezza e di saggia solidità.
I lunedì al sole sono quelli di un gruppo di disoccupati, ex operai dei cantieri navali di una cittadina del Nord della Spagna, (ma potrebbero essere i disoccupati di Manchester di Loach o i cassintegrati di Piombino descritti da Virzì), trascorsi in un bar o seduti su degli scogli a tormentarsi sul perché non sono più in una fabbrica a lavorare. Ma la disoccupazione comporta anche una diversa concezione del tempo. Questo, come una lenta ma inesorabile marea, si dilata e si comprime permettendo lunghe discussioni filosofiche sul concetto di antipodi, sul valore intrinseco del denaro, perfino su Dio se hai bevuto un bicchiere in più ed il barista non ti caccia dal locale. Fernando Leon De Aranoa, - appuntatevi questo nome - anche coautore della sceneggiatura, ama riprendere i suoi personaggi con un tocco morbido dal quale si coglie l'affetto che nutre per essi. Il valore del film sta in queste sequenze sempre appassionate ma soprattutto nella forza dei dialoghi che non ti lasciano mai indifferente ma aggiungono sempre qualcosa di nuovo al ragionamento che si vuol costruire. Dialoghi dove viene naturale dedurre il dolore e la dignità di questi uomini, dove ognuno, mediante un processo originale, metabolizza la tragedia elaborando personali scudi di protezione per non impazzire. Chi si trincera dietro l'orgoglio, chi si protegge con una rabbia soffocata, chi non perde mai la speranza anche davanti ad una ineluttabile realtà, chi - un emigrato russo, ingegnere spaziale - con sagace ironia racconta storielle da terzo millennio del tipo: "Tutto quello che ci hanno raccontato del comunismo era una terribile bugia, invece, dopo la caduta del muro, abbiamo scoperto che quello che ci hanno raccontato del capitalismo era tutto vero...".
Si intuisce che un film del genere sconta qualche lentezza di troppo ma sono momenti, anche quelli più intimisti, dei quali è un piacere godere del calmo incedere che ne caratterizza il fluire: è più facile, così, cogliere le sfumature di una parola o l'ombra di uno sguardo.
Soprattutto se fra gli interpreti vi sono attori come Javier Bardem ("Danza di sangue", "Carne Tremula"), Luis Tosar ("Settimana Santa"), Josè Angel Egido, Neive De Medina, Celso Bugallo: a parte Bardem, tutti degli illustri sconosciuti, ma ad avercene di così in Italia...
Un film per saperne qualcosa di più, un film per imparare che da una macchia di umido sul soffitto si può anche sognare l'Australia...

Daniele Sesti

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