Il tempo dei lupi
In un non meglio specificato prossimo tempo futuro, nelle campagne di Francia, una famiglia (madre e due figli, il marito lo fanno secco dopo 3 minuti di film) si ritrova a girovagare alla ricerca di acqua e cibo, difendendosi dagli attacchi di malintenzionati pronti a tutto pur di rimediare mezzi di sostentamento. La premessa del film dovrebbe essere una non meglio specificata crisi energetica che sembra aver colpito il Paese d'oltralpe (che sia la Francia lo si intuisce dai nomi dei protagonisti) ma nessuna conferma riusciamo ad avere durante la visione del film. Dopo varie peripezie, il gruppo si ritrova in un deposito di una stazione ferroviaria, dove si forma una sorta di comune dedita alla sopravvivenza, tutti in attesa di un fantomatico treno che dovrebbe passare di là per ricondurre quegli sbandati nelle città di provenienza.
L'ultimo film di Michael Haneke si ispira ad un vero e proprio iper realismo, confermato dalla totale assenza di colonna sonora e dalle riprese notturne quasi prive di illuminazione (alcune scene sono completamente al buio con la sola presenza dei rumori di fondo). Realismo esasperato che rende tediosa la visione dell'opera già affaticata da una storia dai contorni poco chiari se non addirittura evanescenti. Dal regista del caustico - ma affascinante - "La pianista" ci aspettavamo, francamente, qualcosa di meglio. Tutta la narrazione ruota intorno all'evento disastroso, causa dei tanti disagi dei personaggi, senza mai trovare una sua compiuta evoluzione. Mancanza di compiutezza che si riverbera anche nei rapporti tra i personaggi, le reazioni dei quali a volte sembrano scontate, a volte eccessivamente esagerate. Solo in alcuni rari momenti, i dialoghi accendono una luce che rendono merito agli attori (Isabelle Huppert, Patrice Chereau, Beatrice Dalle, Olivier Gourmet) troppo spesso impantanati in un plot forzato e poco credibile. In questa confusione, la visionarietà estetica ed ideologica di Haneke risulta stucchevole e poco convincente stemperandosi in tentazioni esoteriche (la storia dei 36 Giusti) o nell'ingiustificata ostentazione di alcuni particolari macabri (la vestizione del cadavere della ragazza, per esempio).
"Il tempo dei lupi", tutto sommato, è un'occasione mancata.

Daniele Sesti

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