Il segnato
In pochi, probabilmente, se ne saranno accorti, ma la sua realizzazione era stata in un certo senso annunciata tramite le ultime immagini poste dopo i titoli di coda di “Paranormal activity 4”, poi misteriosamente scomparse nell’edizione in home video della pellicola.
Già, perché dietro il titolo italiano si nasconde insospettabilmente “Paranormal activity: The marked ones”, ovvero lo spin-off della fortunatissima saga horror iniziata nel 2007 con “Paranormal activity”, diretto dall’Oren Peli che ha poi figurato in qualità di produttore all’interno di tutti i sequel, firmati da altri registi e sceneggiati dal Christopher Landon che si pone in questo caso anche accanto alla macchina da presa.
Quindi, non ci troviamo dinanzi a un vero e proprio quinto capitolo del franchise, i cui tasselli si sono rivelati quasi sempre antefatti del capostipite, bensì davanti a una vicenda ambientata nel 2012 con protagonista il giovane Jesse alias Andrew Jacobs, residente in una comunità latino-americana della California e destinato a essere marchiato da un’oscura forza maligna.
Infatti, con i consueti movimenti di camera da effetto mal di mare a regnare sovrani, nel corso della oltre ora e venti di visione non seguiamo altro che il progressivo insediamento di entità misteriose nella sua vita, mentre amici e familiari tentano il possibile per poterlo aiutare a liberarsene.
E, complici anche momenti in cui il ragazzo si trova a sfoggiare pericolosi poteri ricordando in parte “Chronicle” di Josh Trank, sempre più accentuati appaiono i connotati di horror indirizzato agli adolescenti già azzardati nel succitato quarto film sulle attività paranormali, che aveva manifestato un certo intento di distaccarsi dal solito look da soporifero falso documentario.
Ne sono una ulteriore testimonianza sia l’aumento delle sequenze ambientate in esterni che, in particolar modo, il maggiore ricorso a riusciti effetti speciali; tanto che lo spettatore viene efficacemente spinto a chiudere un occhio sull’esilissimo script per abbandonarsi a un insieme non eccelso, ma che risulta senza alcun dubbio il più movimentato e divertente della serie... alla quale, comunque, si riallaccia tramite l’immancabile finale aperto.
La frase:
"Aveva lo stesso segno che ho io, ha detto che sarei finito come lui".
a cura di Francesco Lomuscio
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