Il rosso e il blu
Due colori, utilizzati nella didattica per segnare altrettanti gradi d'errore con l'apposita e celebre matita a doppia mina con le rispettive punte ai lati opposti. Emblematica, nel tradurre iconograficamente il concetto, la fotografia della locandina riporta nella metà inferiore i tre protagonisti del corpo docente e in quella superiore, capovolti, un gruppo di studenti. Il senso sembra quindi quello delle facce della stessa medaglia, corresponsabili dello stato dell'educazione nel nostro Paese, al di là delle costanti difficoltà economiche (dalle attrezzature rotte alla mancanza di sedie) dovute a tagli governativi accompagnati da riforme quasi mai benedette.
Adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo dell'insegnante, scrittore e giornalista Marco Lodoli, "Il Rosso e il blu" segna il nono lungometraggio di finzione del qui co-sceneggiatore e regista Giuseppe Piccioni, già apprezzato autore di "Cuori al verde", "Fuori dal mondo" e "Luce dei miei occhi". Per la maggior parte centrate sul singolo rapporto tra adulto e ragazzo, spezzettate in brevi episodi da un dinamico montaggio, quattro storie ruotano intorno ad una classe di un liceo della capitale. Da una parte, i genitori fanno da comparse assenti o evanescenti, in una miscela di ignoranza e arroganza, e l'alunno migliore è italiano di seconda generazione con padre e madre che puntano tutto sul suo futuro (la vicenda che lo riguarda è poco chiara, qualitativamente la più infelice). Dall'altra, a rappresentare l'istituto vediamo la preside (una Margherita Buy assidua attrice dei film di Piccioni) vestita "da vecchia", rigida e auto frustrata - con un marito che tratta male, senza figli né animali domestici per scelta - ma pronta a slanci materni, e un giovane supplente appassionato e deontologicamente corretto quand'è sul limite del coinvolgimento (sono questi i due ritratti un po' più stereotipati) che fa da contraltare ad un grande, memorabile Roberto Herlitzka; lui interpreta invece un anziano docente colto e solitario misantropo che detesta i propri allievi, capace di gesti eccentrici e spassose battute al vetriolo: è sua la parte migliore dell'opera.
La frase:
"Li voglio punire, e quindi li promuoverò. Tutti".
a cura di Federico Raponi
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