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Il ritorno di Ringo
Diretto nel 1965 dal compianto Duccio Tessari, "Il ritorno di Ringo" avrebbe dovuto in realtà intitolarsi "L'Odissea dei lunghi fucili", in quanto ripreso dalla storia di Ulisse che torna a casa, ma, considerato il notevole successo ottenuto dal precedente "Una pistola per Ringo", realizzato nel medesimo anno dallo stesso regista, produttori e distributori gli imposero un titolo da sequel.
Troviamo quindi Giuliano Gemma (che all'epoca si firmava Montgomery Wood) nei panni del capitano Brown, il quale, tornato nella città di Mimbres dopo la guerra civile, trova il paese dominato da una banda che gli ha portato via moglie, figlia e terra. Creduto morto, sta allora al gioco e, con il supporto di un fioraio, uno sceriffo alcolizzato, un oste ed un misterioso medicine man apache, procede alla vendetta.
E, al fianco dello stesso Tessari, è Fernando Di Leo, futuro maestro del noir nostrano (si pensi a titoli come "Milano calibro 9" e "La mala ordina"), a firmare uno script che, a quanto pare, rispetto agli altri prodotti del genere del periodo, fa assumere maggiore importanza alle figure femminili, rappresentate dalla bella Hally Fitzgerald e dall'indovina Rosita, rispettivamente con le fattezze di Lorella De Luca ("Poveri ma belli") e Nieves Navarro ("La morte accarezza a mezzanotte").
In fin dei conti, però, ci troviamo dinanzi ad una pellicola senza infamia e senza lode che, forte anche della presenza del noto caratterista spagnolo Fernando Sancho ("La cavalcata dei morti senza occhi"), va ricordata soprattutto per aver contribuito in maniera fondamentale a costruire l'immagine di Giuliano Gemma in contesto western, e la cui parte migliore è individuabile nella lunga sparatoria finale: movimentata, magistralmente diretta e divertente.
Infatti, una certa ironia viene suscitata in particolar modo da momenti che presentano un evidente taglio fumettistico; e, si tratterà forse soltanto di una casualità, ma l'attore romano, sempre per Tessari, avrebbe interpretato circa due decenni dopo "Tex e il Signore degli abissi", tratto dalle note strisce disegnate edite da Sergio Bonelli.
La frase: "Sono disarmato, non potete sparare contro un uomo disarmato".
Francesco Lomuscio
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