Il ricco, il povero e il maggiordomo
Il trio comico più divertente e amato d’Italia torna al cinema a quattro anni di distanza, a dispetto della solita cadenza biennale.
“Il ricco, il povero e il maggiordomo” firmato Aldo, Giovanni e Giacomo è una commedia che vuole regalare risate educando, ma alla fine segna uno dei lavori meno convincenti della loro carriera. La parabola che li aveva portati a conquistare una grande fetta di pubblico negli anni 90’ è man mano andata scemando. La loro comicità, a differenza di quella di molti colleghi del settore, è legata alle azioni e non alle battute, ma sembrano sempre più ripetitive e noiose. Quattro anni dopo “La Banda dei Babbi Natale” Morgan Bertacca è promosso da sceneggiatore a regista, coadiuvato proprio dallo stesso trio comico nel guidare la macchina da presa.
La vicenda inizia in un mercato di periferia, dove manco a farlo a posta troviamo Aldo versione ambulante, rigorosamente truccato nero come quelli di colore. Un incidente automobilistico mentre fugge dalle forze dell’ordine cambierà la sua vita e quello del ricco Giacomo e il maggiordomo Giovanni. Il tracollo finanziario porta sul lastrico il manager e lo costringe a scambiare la sua villa esclusiva con la “piccola pensioncina” a casa di Aldo, con l’irrefrenabile mamma Calcedonia, Giuliana Lojodice, comunque tra le poche note liete a guidare il caos domestico. Il cast viene arricchito dal prete Massimo Popolizio, la bella Guadalupe Lancho, la moglie perfida Sara D’Amario e la spietata promotrice finanziaria Francesca Neri.
Il lungometraggio come detto scivola in una banalità a volte sconcertante, con la sceneggiatura che non sa bene dove andare a parare chiudendo con un matrimonio che nulla ha a che vedere con il filone narrativo principale. I tempi di “Tre uomini e una gamba” sono ormai lontani e purtroppo anche veterani della comicità non riescono più a piazzare la zampata vincente. La nota più positiva, ma anche sicuramente operazione simpatia della produzione, è stata inserire nella colonna sonora uno dei rapper giovanili più amati, ossia Emis Killa. Le risate sono tutt’altro che garantite e il rimarcare in continuazione il valore della vera amicizia non risulta sufficiente a salvare quest’opera, destinata a crollare come i fondi di Giacomo in Burundi, man mano che i fotogrammi scorrono lungo lo schermo.
Certo passare da brochure di Ungaretti del valore di 40 mila euro al bancone del mercato è un duro colpo per tutti, ma il mercato della poesia è in crollo. Lo stesso che ha colpito il livello di comicità del trio, che a bocca dei protagonisti ha provato ad accontentarsi finendo per lasciare tutti quelli in attesa da ormai quattro primavere a bocca asciutta.
La frase:
"Casa, società, auto... Hai dissolto tutto in un colpo solo".
a cura di Thomas Cardinali
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