Il primo giorno d'inverno
Secondo film in concorso nella sezione Orizzonti alla 65esima Mostra del Cinema insieme a "Below sea level" di Rosi, "Il primo giorno d’inverno" è la seconda pellicola diretta dal giovane regista milanese Mirko Locatelli. Autore anche della sceneggiatura insieme alla sua compagna Giuditta Tarantelli, Locatelli sviluppa nella pellicola le tematiche a lui care del disagio giovanile e del cambiamento, affrontate già nel suo cortometraggio "Crisalidi" e nel suo primo lungometraggio "Come prima", prodotto nel 2005.
Il film affronta, grazie alla metafora del solstizio d’inverno come cambiamento, il difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Cambiamento ancora più difficile per chi viene emarginato dai suoi compagni come Valerio e non ha la guida della famiglia in questo momento cruciale della sua vita. Nell’era dell’apparenza e del consumismo Valerio si sente un diverso: ha come molti altri suoi coetanei una famiglia "a metà" (vive con la madre e la sorella più piccola Michela, del padre nessuno ne parla), ma si vergogna delle sue poche possibilità economiche, del suo aspetto non abbastanza piacevole, del suo vecchissimo motorino ereditato dal nonno e della sua incapacità di comunicare, sia con gli altri ragazzi che in famiglia. Valerio si tiene tutto dentro. E desidera essere come tutti gli altri. Un giorno, per la sua curiosità, vede qualcosa che non avrebbe dovuto vedere, e sfrutta l’evento per ottenere questa sua omologazione nella società. Ma da ciò deriva solo dolore e tragedia, e un radicale cambiamento nella sua vita.
Il messaggio del film sta, secondo lo stesso Locatelli, già nel titolo della pellicola. Il primo giorno d’inverno ha infatti un significato fortemente simbolico, è il giorno dopo il solstizio e dopo la notte più lunga dell’anno, quando l’oscurità prevale sulla luce, ma rappresenta anche l’inizio di un nuovo cammino verso la luce. Ed è solo da un grande dolore, come quello di Valerio, che può nascere il cambiamento e iniziare il cammino verso la maturità.
Nonostante il cast costituito da giovani attori, quasi tutti alla loro prima esperienza (l’unico attore già noto è Giuseppe Cederna), il film ha attirato molta curiosità alla 65esima Mostra del Cinema ed è riuscito a riempire quasi il Palalido, impresa che non sempre riesce. Segnale questo del forte interesse del pubblico per le produzioni italiane, interesse che viene anche evidenziato dalla presenza di numerose produzioni nostrane alla Mostra del Cinema, in concorso e non nelle varie sezioni. Viste le importanti tematiche affrontate, disagio giovanile e bullismo, purtroppo così attuali negli ultimi tempi, la pellicola ha avuto anche il supporto dell’Assessorato all’Istruzione della Provincia di Milano.
Discreta la prova del cast, soprattutto dei tre ragazzi protagonisti.
Buona anche la regia che con i suoi colori cupi rappresenta anche visivamente l’oscurità dell’anima di Valerio: possiamo parlare di un nuovo talento italiano, anche se ancora in evoluzione

La frase: "Vi ho visti, negli spogliatoi...".

Giuliana Steri

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