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Giulia non esce la sera
Il regista di "Luce dei miei occhi", Giuseppe Piccioni, torna al cinema con un film giocato sulla contrapposizione di forze identiche.
"Giulia non esce la sera" racconta la storia di Guido, uno scrittore senza arte né parte, che si lega affettivamente a Giulia, una istruttrice di nuoto. Le premesse di una loro futura relazione però, sono frenate sia per la situazione affettiva di lui, sposato a Benedetta e padre di una bambina, sia dalla vita di lei, detenuta in carcere dove deve scontare una pena di sette anni e, per questa ragione, impossibilitata a relazionarsi in modo normale...
In Italia il Cinema esiste in quanto entità duplice. Da una parte esiste il Cinema cosiddetto di massa, fatto di commedie giovanilistiche, con temi legati all’amore adolescenziale, oppure fatto di vacanze natalizie o episodi boccacceschi di vita da spiaggia. E’ il caso di "Notte prima degli esami", del recente "Yago", "Questo piccolo grande amore" e molti altri fino a tutta la serie "vanziniana" dei "Vacanze di Natale in...". Dall’altra parte vive un Cinema diverso, meno attento ai pruriti dei produttori e delle masse, e volto a una ricerca espressiva cinematografica più autentica. In qualche modo, si tratta di un cinema più coraggioso. E’ il caso di "Caos Calmo", del recente "Mar Nero" e, adesso, anche di "Giulia non esce la sera".
Nel film di Giuseppe Piccioni, come si diceva, si assiste a un gioco di forze contrapposte, di richiami e di rimandi. Come fosse un gioco di specchi, "Giulia non esce la sera" si dipana grazie al braccio di ferro di due personaggi soli e, per questa ragione, senza peso specifico. Valerio Mastandrea è Guido, uno scrittore che non sa come abbia iniziato a scrivere, perseguitato dai suoi personaggi immaginari che, esattamente come lui, appaiono innocui, aerei, quasi inconsistenti e fondamentalmente senza storia. Valeria Golino è Giulia, invece, una donna che malgrado abbia ucciso un uomo non risente di sensi di colpa, piuttosto è tormentata dall’impossibilità di riabbracciare la figlia. Entrambi i personaggi vivono la propria vita come fossero affacciati alla finestra: osservando le cose che accadono senza manifestare vere emozioni. O meglio, come fossero sott’acqua, ricollegandoci all’immagine della piscina molto presente nel film: nuotando senza gravità, quasi nascosti e senza riuscire a comunicare con il resto del Mondo. Così, coraggiosamente e con esiti registicamente apprezzabili, Giuseppe Piccioni si cimenta in un film dalla sceneggiatura ammaliante, ad opera di Federica Pontremoli, e accompagnata dalla bellissima colonna sonora dei Baustelle.
A dirla tutta i difetti ci sono e si vedono, che sono fondamentalmente una inconsistenza narrativa unita a una sceneggiatura non sempre all’altezza. Ma se le alternative al nostro Cinema sono "Yago" e "Questo piccolo grande amore", ben vengano film come "Giulia non esce la sera". E chissà, magari col tempo qualcuno imparerà che il Cinema, oltre a suggestionare, deve essere in grado anche di raccontare una storia in modo onesto e non furbo. Palesando cioè, e non nascondendo, quegli elementi che da sempre formano una qualunque narrazione: soggetto, predicato e complemento. Nel film di Piccioni non c’è nessuna delle tre cose, però lo nasconde benissimo.
La frase: "Guarda che non riesci a tirarmi giù. Nemmeno tu ci riesci".
Diego Altobelli
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