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Il più bel giorno della mia vita
È una grande casa quella di Irene ma nessuno dei suoi tre figli la ama. Contrariamente al suo desiderio di riunirli tutti lì dentro Sara, Rita e Claudio vogliono fuggire ai ricordi dell'infanzia passata fra quelle mura. Ma quello di Irene è un attaccamento in cui si traduce una devozione alla famiglia a tutti i costi, sebbene questo abbia significato nel passato rinunce e dolori. Irene guarda ai suoi tre figli con tenerezza e con il vivo desiderio di comprendere quali siano le loro necessità, restandone però disperatamente chiusa fuori. Quella madre ancora bella ma un pò malinconica desidera un nuovo compagno per Sara, la figlia maggiore, che dopo la morte del marito vive in una solitudine sentimentale assoluta, concentrata esclusivamente sul figlio sul quale riversa le sue ansie e preoccupazioni; cerca di penetrare i silenzi di Rita la cui vita matrimoniale non è perfetta come lascia credere; vorrebbe parlare con il figlio Claudio di cui non conosce quasi nulla, tanto meno la sua omosessualità vissuta nascostamente e quasi con vergogna.
Ma la monotonia di queste vite insoddisfatte ed emotivamente vissute a metà si rompe durante uno dei soliti pranzi famigliari della domenica, in cui le prime verità vengono finalmente alla luce, per trascinare rapidamente in superficie anche tutte le altre.
Cristina Comencini usa i toni della commedia che le sono abituali e li adatta con grande maestria ad un malinconico racconto del corpo e del cuore, non mancando nessuna occasione di approfondimento, pur alleggerendo con un sorriso un mare di sofferenze rimaste a lungo inespresse. Una storia raccontata dalla piccola Chiara, la cui preparazione alla Comunione risveglia un sentimento religioso innato che però non le impedisce di restare attenta spettatrice delle emozioni pericolosamente contrastanti dei genitori come anche degli zii, dei cugini e della nonna. Accompagnati dalle preghiere della bambina, gli angeli di pietra che modulano l'architettura della Roma barocca, cornice della storia - pesanti simboli dell'umano desiderio alla perfezione dei cieli -, sembrano alla fine riuscire a trasmettere un senso nuovo a tutte quelle storie di corpi non posseduti e forse neppure molto amati.
Scelta straordinaria degli attori che immergendosi perfettamente nell'emotività dei personaggi li rendono di volta in volta divertenti e drammatici, veri e contraddittori nella loro costante e umanissima aspirazione alla perfezione e alla normalità.
Valeria Chiari
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