Il Pianeta delle scimmie

Dimenticate Charlton Heston (ma non completamente), dimenticate le celle criogeniche che hanno fatto scuola in tanti film di fantascienza e dimenticate una società scimmiesca come quella del film del 1968, ma soprattutto dimenticate il vecchio finale, poiché questo è molto diverso.
Decisamente più fedele al romanzo, il pianeta delle scimmie di Tim Burton ("Batman" / "Il Mistero di Sleepy Hollow") è estremamente più dark, come tutte le sue pellicole, più violento e con un ritmo narrativo adatto ad un film girato trent'anni dopo.
La scelta di un remake di un'opera che ha vantato quattro sequel ed una serie TV, non è certo stata facile ed ha posto la necessità di creare un prodotto totalmente nuovo. Eliminata l'astronave che precipita con il suo equipaggio sul pianeta sconosciuto, rimpiazzata da una navicella esplorativa monoposto, è stato così possibile eliminare parimenti la sequenza della camminata nel deserto e del relativo confronto tra i personaggi umani. Allo stesso modo è stato ridotto lo spazio dedicato al rapporto in cattività del capitano Leo Davidson (Mark Wahlberg / "La Tempesta Perfetta") e del suo studio da parte delle scimmie.
Queste scelte, che come detto hanno giovato al ritmo, hanno però penalizzato lo spessore dei personaggi, in special modo quello di Davidson, che viene così ridotto allo stereotipo classico dell'eroe d'azione con rari tratteggi della sua psiche e soprattutto hanno appiattito lo scontro all'interno della società delle scimmie tra gli studiosi e l'elite del governo. La Dr. Zira si è trasformata in Ari (Helena Bonham Carter / "Fight Club"), una figura paragonabile ad un'attivista per i diritti degli umani e il Dr. Zaius non esiste più rimpiazzato dal generale Thade (Tim Roth / "La Leggenda del Pianista sull'Oceano") cruento oppositore degli umani ed incarnazione del lato oscuro della società.

Eccezionale l'ambientazione, sia sotto il profilo dei costumi (hanno richiesto tre ore giornaliere di make up) che sotto quello della scenografia (di aspetto decisamente "afro"), ben supportata dalle musiche di Danny Elfmann. Tim Burton ha voluto regalarci delle scimmie realistiche, quindi con movimenti sgraziati, con una forza incredibile unità ad agilità ed aggressività (fattori assenti nel precedente film). Gli attori che hanno rivestito i ruoli delle scimmie si sono immedesimati nella parte con un apposito corso comportamentale (li vediamo spesso ciondolare o muoversi a quattro zampe nei momenti di tensione). Purtroppo gli umani sono quelli che lasciano più a desiderare (se Mark Wahlberg è più o meno accettabile, Estella Warren non è nulla più di un manichino con rossetto permanente, sugli altri stendiamo un velo), tanto che lo stesso regista tende a valorizzare maggiormente l'aspetto scimmiesco del film.

Infine sarebbe stato forse preferibile abbandonare la satira sulla società delle scimmie, che tende a sfiorare il ridicolo (parrucchini, concubine, ecc.) e dedicarsi maggiormente allo sviluppo dei personaggi umani e non.

Curiosità:
il padre di Thade è il grande Charlton Heston già protagonista della pellicola del 1968.

Indicazioni:
Chi ha visto il primo non può perdere il remake e chi non l'ha mai visto può finalmente vederlo!

Valerio Salvi

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