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Il pezzo mancante





Il pezzo mancante è un documentario sulla famiglia Agnelli, un film di montaggio abbastanza classico che mette insieme molto materiale d'archivio e qualche intervista fatta appositamente. È lo stesso regista Giovanni Piperno a mettere in evidenza la principale difficoltà nella realizzazione di questo progetto. Molti dei protagonisti di questa saga familiare non sono più in vita, mentre gli eredi della più grande tradizione industriale italiana non hanno voluto o potuto partecipare. Gli Agnelli del resto hanno fatto della discrezione e della riservatezza un elemento integrante del loro blasone. Questa parola non è usata a caso, perché l'immagine di questa dinastia, così come emerge da questa pellicola, è quella di una famiglia aristocratica tradizionale dei primi del novecento. Le decisioni vengono prese dal pater familias e la successione viene trasmessa unicamente lungo la linea maschile. È lo stesso "Avvocato" a esprimere chiaramente l'essenza di questa ideologia: "avevo solo sorelle e mio fratello aveva quindici anni meno di me, quindi diciamo che mio padre non aveva molta scelta".

Uno dei momenti più fortunati della ricerca di Giovanni Piperno è l'incontro con Gelasio Gaetani, amico di Edoardo, uno degli Agnelli più schivo e più particolare nel suo percorso di vita. Designato alla successione dal padre Giovanni, Edoardo intraprese un viaggio spirituale che lo condusse sulla via dell'islamismo sciita, fino a conoscere a Teheran Khomeini.

La particolarità del lavoro di Piperno consiste nel voler andare alla ricerca della parte privata della vicenda Agnelli. La storia industriale è presente ma è soprattutto di sfondo, così come la città di Torino, che viene evocata brevemente, in panorami notturni in cui i percorsi urbani appaiono spogli e squadrati. Quello che emerge è però un ritratto frammentario, eseguito con poche rapide pennellate e che potrebbe sembrare più un quaderno fitto di note, piuttosto che una biografia definitiva. Resta il dubbio che effettivamente non si possa ottenere di più che una serie di appunti sparsi. Quel senso di solitudine autoimposta, del resto, separa in modo efficace l'oggetto di una biografia da chi cerca di carpirne i segreti. Quello che si può ottenere sono piccoli squarci di realtà da usare come base di partenza per ipotesi e ricostruzioni. Il risultato è un film enigmatico, volutamente incompiuto, che pone interrogativi quanto mai pressanti e attuali.

La frase:
"Walter Chiari aveva fatto scrivere sulla lapide 'non piangete, è solo sonno arretrato'".

a cura di Mauro Corso

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