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Il Permesso - 48 ore fuori

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato28 marzo 2017Voto: 8.0
 

  • Foto dal film Il Permesso - 48 ore fuori
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Claudio Amendola torna alla regia cinematografica con “Il Permesso - 48 ore fuori”, in sala a quattro anni di distanza dal suo film d’esordio “La mossa del pinguino”. La pellicola racconta la storia di Luigi, Donato, Angelo e Rossana ai quali sono state concesse 48 ore di permesso fuori dal carcere di Civitavecchia. Per motivi differenti si trovano in galera, dove devono scontare il loro debito con la giustizia. Ma adesso sono fuori e devono decidere in che modo spendere il poco tempo che gli è stato concesso. Vendetta, redenzione, riscatto, amore. Una volta usciti ognuno di loro dovrà fare i conti con il mondo che è cambiato mentre loro erano dentro. Nel cast, oltre alla presenza di Claudio Amendola, ricordiamo Luca Argentero, Valentina Bellè e Giacomo Ferrara.

Chi se lo aspettava di assistere a un film in grado di parlare degli argomenti più disparati con tanta disinvoltura e maestria? “Il Permesso - 48 ore fuori” si erge su una sceneggiatura originale e molto curata nei particolari: non a caso tra gli autori del soggetto, oltre allo stesso Amendola e a Roberto Jannone, troviamo anche Giancarlo De Cataldo (“Romanzo criminale” e “Suburra”). Forte nei dialoghi quanto nelle situazioni che si presentano, il progetto gode di una colonna sonora intrigante che mette in luce le emozioni provate dai diversi personaggi nell’affrontare ostacoli, relazioni complicate, sentimenti contrastanti e tutto ciò che sono chiamati a risolvere in sole 48 ore. La storia segue quattro situazioni personali molto diverse tra loro: Luigi (Claudio Amendola) è un padre di famiglia che, uscito dal carcere, vede il figlio vendere droga in un quartiere la cui supremazia è di un boss molto pericoloso. Donato (Luca Argentero) è un uomo solo che vuole ritrovare la moglie in un ambiente in cui vince il più forte. Angelo (Giacomo Ferrara, visto in “Suburra”) è un ragazzo felice di essere finalmente libero, anche se per poco, mentre Rossana (Valentina Bellè) è la più ricca del gruppo e vuole trovare quella libertà che le è stata tolta tempo addietro.

Per quanto riguarda le scelte di regia, Claudio ha dimostrato ancora una volta che la semplicità funziona sempre, destreggiandosi egregiamente e con molta precisione nel mondo delle inquadrature. La fotografia, poco nitida e fatta prevalentemente di tonalità scure e fredde (proprio a rimarcare la condizione dei protagonisti), contribuisce a rendere il progetto più intenso e reale. Il ritmo è poco incalzante, ma nonostante ciò la pellicola si lascia seguire benissimo, senza annoiare, merito anche della grande espressività degli stessi attori e dell’intensità e profondità delle storie narrate. Da notare è anche il fatto che il cambio di scena (ovviamente le quattro storie si alternano nel corso del film) non è disturbante, ma anzi è come se in qualche modo (vuoi per la colonna sonora, per il contesto o semplicemente per lo stato d’animo provato) sia sempre collegato al momento precedente. Un punto di forza de “Il Permesso - 48 ore fuori” è la capacità di sprigionare empatia grazie all’uso di dialoghi accattivanti, scene di forte impatto emotivo e visivo e l’equilibrio tra elementi prevedibili e quelli di grande sorpresa. Se da una parte la prevedibilità spesso è un male, in quanto caso è fondamentale per ottenere la giusta reazione - il più delle volte di sgomento e amarezza - dallo spettatore. Non delude l’interpretazione degli attori, ma anzi ognuno di loro ha dato il massimo delle sue capacità e lo ha dimostrato attraverso gli abbracci, i sorrisi, gli sguardi, le espressioni di dolore e di gioia.

Tutti convincenti e credibili (molto più di quanto ci si potesse aspettare), ma una menzione speciale è da attribuire a Luca Argentero perché ha dato vita all’interpretazione migliore della sua carriera fino ad ora. Tra i temi trattati emerge senza dubbio l’importanza di essere liberi e di compiere scelte consapevoli. Ma non mancano tematiche più generali, come l’amore inteso nel senso più ampio: quello che dona speranza per il futuro, quello che ti permette di compiere gesti sensati e quello che ti porta a fare di tutto, anche sacrificare la tua vita, pur di non perdere la persona cara.


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