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Il Mundial Dimenticato - La vera incredibile storia dei Mondiali di Patagonia 1942











Fantasia e sport possono far sognare la vittoria su tirannìe e conflitti. Il ricco e ostinato conte Otz, considerato folle ma pur sempre ministro dello sport del regno di Patagonia, in piena Seconda Guerra Mondiale invia delle lettere alle federazioni estere per organizzare in patria il campionato mondiale di calcio e trova l'appoggio dell'idealista Jules Rimet, inventore dell'omonimo trofeo (entrambi sono convinti che si tratti dell'unica manifestazione capace di fermare la tragedia bellica). Nonostante gli enormi ostacoli, i due riuniscono 12 squadre composte quasi interamente da migranti internazionali non-professionisti (il cui spirito è mantenuto nelle interviste negli idiomi spagnolo, inglese, italiano, portoghese, tedesco e indios), comprendenti una formazione di missionari polacchi, una tedesca con tanto di svastica sullo stemma e una di Mapuche - per la prima volta con una loro rappresentativa - che nè il Cile nè l'Argentina riconoscono come propria.

Ispirato al racconto di Osvaldo Soriano "Il Figlio di Butch Cassidy", il mockumentary d'inchiesta "Il Mundial dimenticato" è un viaggio indietro nel tempo e negli eterni panorami di quell'affascinante lembo di terra sudamericana. Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni (insieme fondatori della società di produzione indipendente NANOF e registi di molti documentari sportivi) hanno raccolto e costruito filmati inediti, fotografie, articoli di giornali locali, lettere, diari, coinvolto noti ex-calciatori, storici, giornalisti sportivi, dirigenti FIFA, e con un tono umoristico, surreale e naif arricchito di agonismo e amore hanno dato vita a una bizzarra galleria di personaggi. E in questo quadro trovano inoltre spazio gli indicativi atteggiamenti delle due dittature europee verso il leggendario evento: per l'Istituto Luce di regime si tratta di un "torneo esotico", mentre la Germania - puntando a dominarlo – gli dà risonanza o meno a seconda dei risultati sul campo, mette in atto rappresaglie contro gli avversari poi giustificate con il classico "obbedivamo agli ordini" e, nonostante giochi fallosamente, si assicura numerosi calci di rigore. Al termine, il torneo viene celebrato in una simbolica finale con uno scandaloso arbitraggio favorevole ai più potenti, la sottrazione della coppa e un'alluvione attraverso cui la Natura travolge il microscopico brulicare dell'umanità.

La frase:
"C'è sempre qualcosa di vero nella fantasia".

a cura di Federico Raponi

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