Il mio amico Nanuk
Presentato nella sezione “eventi speciali” all’edizione 2014 del Festival Internazionale del Film di Roma in collaborazione con “Alice nella città” è un film commovente. La sceneggiatura è il riadattamento del romanzo omonimo di Brando Quilici, famoso per aver prodotto e diretto oltre 100 Special per reti televisive di tutto il mondo tra cui National Geographic e Discovery Channel. Dopo aver vinto numerosi premi e aver sviluppato progetti per il cinema ecco che ritorna al grande schermo con “Il mio amico Nanuk”.
Il progetto è il risultato di anni di ricerca e riprese effettuate da Brando Quilinci nell’Artico, dove ha studiato la vita degli orsi polari e delle comunità che vivono in questa natura così impervia. La pellicola è una fusione fra le sequenze legate alla storia di Nanuk diretta da Roger Spottiswoode e le sequenze artiche, documentaristiche, di Brando Quilici. E’ un’emozionante avventura tra i ghiacciai artici che vede protagonisti un adolescente e un cucciolo di orso polare, è un viaggio alla scoperta di se stessi, di crescita. Ma al di là dell’elemento legato alla storia è al tempo stesso una voce di denuncia verso la catastrofe che l’uomo sta originando in questo luogo sconfinato e dimenticato, ma importante per l’ecosistema mondiale.
Tutto ha inizio nel paesino di Devon, nei territori artici del Canada, dove Madison Mercier, ricercatrice e biologa, parte per seguire le tracce di un branco di beluga ossia balenottere bianche, e lascia i due figli Abbie e Luke alla zia. Una sera il garage della casa di Luke viene attaccato da un’orsa polare che i ranger sedano e allontanano prontamente dalla città a Cape Resolute. Non si chiedono cosa abbia spinto l’orsa, solo il giovane Luke sembra solidarizzare con lei e il suo sentimento aumenta quando scopre nel garage un cucciolo di orso bianco. Cosa fare? Luke ha da poco perso il padre e in qualche maniera entra immediatamente in sintonia con il cucciolo decidendo di restituirlo alla madre e per questo va a chiedere aiuto a Muktuk, una guida locale e amico del padre. Il rifiuto da parte di Muktuk di aiutarlo lo spinge ad intraprendere da solo questa grande avventura, ignaro che il disgelo primaverile dei ghiacciai sia ormai imminente. Riusciranno i due piccoli eroi a tornare fra le braccia delle loro rispettive madri?
E’ un film d’avventura, e un ”romanzo” di crescita perché sono le ferite, le paure e il coraggio di affrontarle che aiutano a crescere. Tanti i temi che si snodano e si legano l’un l’altro in questa pellicola. E’ un canto d’amore verso le immense e splendide distese artiche, verso questa natura così impervia da rendere la vita quasi impossibile. E’ la storia di un’amicizia che supera le barriere ed è il simbolo del legame, ormai troppo spesso dimenticato, fra l’uomo e la natura a volte, a volte benigna e a volte matrigna, come cantavano i poeti.
Il progetto, scritto da Quilici dopo aver completato le riprese nell’Artico Canadese per la serie televisiva di Discovery Channel sono un “urlo” commuovente dell’autore e della stessa natura contro il “riscaldamento globale” prodotto dall’uomo. E’ a causa di questo fenomeno gli che gli orsi polari e i loro cuccioli si spingono verso i centri abitati in cerca di cibo, è a causa di questo che i ghiacciai sempre più sottili diventano delle trappole mortali per loro, soprattutto durante la stagione dello scioglimento. “Il mio amico Nanuk” è un invito a far riflettere e ad adoprarsi per migliorare il mondo in cui viviamo.
La frase:
"Gli inuit danno un nome a tutto, non per piangerlo, ma per poterlo ricordare".
a cura di Federica Di Bartolo
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