Il fidanzato di mia sorella
Partiamo dal brillante professore di Cambridge Richard Haig, ovvero l’ex James Bond cinematografico Pierce Brosnan, il quale, tutt’altro che portato per nascondere una sfrenata passione nei confronti della poesia romantica e delle belle donne, sta per diventare padre del bambino che darà alla luce la bella Kate, giovane studentessa americana incarnata dalla Jessica Alba de “I Fantastici 4” (2005) e che ha frequentato il suo corso.
È sfruttando questi personaggi che Tom Vaughan – autore del divertente “Notte brava a Las Vegas” (2008) e del drammatico “Misure straordinarie” (2010) – mira a costruire una commedia sentimentale riguardante l’amore, i desideri e la volontà di mantenere unita la propria la famiglia.
Perché, man mano che assume una certa importanza anche l’avvocato Ernesto, con le fattezze del Lombardo Boyar di “Apes revolution – Il pianeta delle scimmie” (2014) e che si occupa di immigrazione, non solo l’insegnante perde la testa per Olivia alias Salma Hayek, esuberante ed eccentrica scrittrice di romanzi, ma scopre che la donna altro non è che la sorella di Kate.
Ed è da qui, quindi, che la oltre ora e quaranta di visione provvede a tempestarsi di accoppiamenti, tradimenti e separazioni; mentre seguiamo il rapporto instaurato dal protagonista sia con il figlio Jake, interpretato da Duncan Joiner, che con l’anziano e misogino padre, cui concede anima e corpo il veterano Malcolm McDowell di “Arancia meccanica” (1971).
Personaggio dai toni esilaranti e che, senza alcun dubbio, finisce per rivelarsi il maggiore pregio dell’insieme, purtroppo destinato a trasmettere una forte sensazione di fiacchezza e ripetitività già dopo la sua prima mezz’ora.
Infatti, nonostante i nomi noti coinvolti ce la mettano decisamente tutta, la sceneggiatura a firma del televisivo Matthew Newman lascia emergere in maniera tranquilla poco incalzanti ritmi da piccolo schermo... oltre a fornire un racconto talmente infarcito di cliché e banalità da riuscire nell’impresa di rendere soddisfatti, con ogni probabilità, soltanto i profani del genere e gli spettatori che ancora non si sono stancati dello scontatissimo lieto fine intuibile fin dalle primissime inquadrature.
La frase:
"Non c’è niente di teorico nei romantici".
a cura di Francesco Lomuscio
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