Il dolce e l'amaro
(Venezia 4/9/2007) A Venezia si torna a parlare di Cosa Nostra con “Il dolce e l’amaro” del regista Andrea Porporati, famoso per essere stato il co-sceneggiatore della serie televisiva “La Piovra” e del film “Vite in sospeso”. Sono i primi anni Ottanta e il giovane Saro Scordia si trova, scortato dalla polizia, con la madre e il fratello maggiore su un traghetto diretto verso la prigione in cui è rinchiuso il padre, che ha dato vita ad una sommossa dei detenuti. Per l’ultima volta Saro incontra dal vivo il padre, che gli dà la prima e l’ultima lezione importante, con poche, semplici parole riassume il significato della vita e soprattutto quello d’essere uomini d’onore: “Nella vita c’è il dolce e anche l’amaro e bisogna prenderli entrambi”. Sono parole sagge, che Saro (Luigi Lo Cascio) fa sue mentre comincia l’ascesa all’interno di Cosa Nostra, grazie al mafioso di rango, Gaetano Butera (Tony Gambino) che lo tiene d’occhio, addestrandolo a diventare un bravo mafioso. La giovinezza del protagonista arriva ad un bivio importante, che lo dovrebbe portare a fare una scelta definitiva se diventare uomo d’onore o una persona normale. Saro però non sembra rendersene conto, per lui non esiste altro se non riuscire ad entrare in Cosa Nostra, è come se avesse un “paraocchi”, per lui non esiste una scelta, non vede alternative, non ci sono dubbi di alcun tipo. Lui vuole arrivare, vuole diventare forte e potente, vuole essere un lupo fra le pecore e come ubriacato dal lusso, dai soldi e dalle donne non vede e di conseguenza rifiuta la mano che la sua amica d’infanzia e amante Ada (Donatella Finocchiaro) gli tende sempre più spesso, nel tentativo di sottrarlo alla mafia e permettergli di essere un uomo come gli altri. Lei lo ama, ma non intende sposarlo, non vuole un delinquente come marito e questo è frustrante per Saro, che non capisce la mentalità di Ada, per lui non esiste altro di più bello e degno di rispetto di Cosa Nostra, la Mafia e non può far altro che tentare con tutto se stesso di entrare nell’ “Organizzazione”.
Finalmente riesce ad entrare in Cosa Nostra, i padrini sembrano molto contenti di lui e del suo modo di lavorare, è una notizia che lo riempie di gioia e lo spinge di nuovo a cercarla, ma lei gli spezza il cuore rifiutandolo di nuovo e partendo per il Nord d’Italia. L’amore per Ada si trasforma in rabbia, che lo spinge a picchiare tutti gli uomini che lei frequenta e addirittura a sposare una donna (Ornella Giusto), scelta dal suo patrigno Butera. E’ tutto inutile, non riesce a dimenticarla e non riesce ad essere veramente felice senza di lei, anche se è sposato ed ha due figli. E’ un disagio costante, che lo porta lentamente ad aprire gli occhi e ad iniziare quel processo che lo poterà a vedere il mondo in modo diverso. In sordina però comincia, senza che se ne renda conto se non all’ultimo momento, la guerra interna a Cosa Nostra, una piccola epurazione che riguarda sia lui, che il suo patrigno Butera. Saro si ribella e fugge lontano dalla sua amata Ada, ma il lungo braccio della legge lo raggiunge... Il film è lento, ma riesce a catturare l’attenzione senza però creare momenti di vera tensione che facciano affondare le unghie dello spettatore nel bracciolo, non c’è alcuna suspence, tutto appare già descritto e prevedibile. L’analisi dei personaggi appare comunque convincente soprattutto Luigi Lo Cascio, forse anche grazie alla sua origine palermitana, che gli permette di comprendere profondamente la mentalità degli uomini d’onore.

La frase:La frase:
- "...perché prima dicevi che c’era il sole?"
- "Perché guardavo con gli occhi miei e ora guardo con i vostri".

Federica Di Bartolo

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