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Hollywood Homicide
La formula dell'aureo botteghino, inventata da Richard Donner per la Warner Bross, prevede una coppia di poliziotti politically correct (quindi uno bianco e uno nero) che si scambiano battute sagaci mentre inseguono il cattivo di turno. Successo garantito ed imitazioni a profusione, ultima delle quali questo Hollywood Homicide di Ron Shelton (Tin Cup) che, reduce dal massacro di Bad Boys II, decide di differenziarsi utilizzando due poliziotti bianchi, ma con diverse concezioni di vita: l'all-american Joe Gavilan (Harrison Ford / K 19) che si nutre di cheesburger, e mantiene una pletora di ex-mogli facendo l'agente immobiliare nel tempo libero, e il new age K.C. Calden (Josh Hartnett / Pearl Harbour) che passa il tempo insegnando thai-chi e saltando da un letto all'altro.
Presi i due personaggi gli si contrappone un "cattivo" più o meno credibile (meglio se nero) come il produttore discografico Antoine Sartain (Isaiah Washington / Welcome to Collinwood), si aggiunge qualche problemino o qualche nemesi di vecchia data che so, un bel trauma per il padre poliziotto caduto in azione è sempre un classico oppure un'indagine degli affari interni, ed ecco pronto il pacchetto finale.
Ah, dimenticavo un paio di belle donne. A questo provvedono Lena Olin e Lolita Davidovich più una sequela di attricette di contorno.
La cosa più innovativa della pellicola sono i titoli di testa che formano un collage delle mille luci di una città che inneggia a se stessa, peccato che queste stesse luci vi perseguiteranno durante tutto il film con dei colori virati al giallo o comunque al "caldo" per creare una sorta di atmosfera del tutto inutile.
Sulla storia poi sorvoliamo, in realtà è tra le più banali e stereotipate, il cui unico scopo è fare da collante alla serie di gag tra i due poliziotti (alcune anche divertenti). Lo stanco "Ford" e lo "statuario" Hartnett dovrebbero essere i due colossi, d'argilla, sui cui poggia un film che non resterà negli annali se non per fini statistici.
La parte più divertente è sicuramente il continuo trillo dei cellulari, una sorta di metronomo degli eventi, del fantastico duo.
PS - le suonerie sono l'incipit di due canzoni: "My girl" e "Funkytown".
Curiosità: sembra che ormai sia molto "cool" fare un balletto in casa, dopo il Mel Gibson di What women want e l'Hugh Grant di Love Actually è ora la volta di un penoso Harrison Ford.
La chicca: interessante notare come all'inizio del film le strade siano bagnate dalla pioggia e "l'astuto" Calden va in giro e parcheggia la sua Mustang scappottata.
La frase: "Le date sono importanti; noi contiamo in tempo umano, ma le rocce in tempo geologico. Capisci che voglio dire?"
Indicazioni: Per i fan di chiacchiere e piombo.
Valerio Salvi
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