Hercules - La leggenda ha inizio
C’era una volta Renny Harlin, promettente cineasta di origini finlandesi che regalò alla Hollywood di fine anni Ottanta due ottimi sequel come “Nightmare 4 - Il non risveglio” e “Die hard 2 - 58 minuti per morire” e che – solo dopo quasi tre decenni e oltre dieci regie cinematografiche – scopriamo essere stato fin da bambino appassionato di storia dell’antica Grecia.
Ne sono la concreta testimonianza questi circa novanta minuti di visione che, volti a indagare la leggendaria vicenda ultraterrena di Hercules dal punto di vista di un giovane uomo in lotta con il suo destino, pongono il Kellan Lutz di “Immortals” nel ruolo del semidio concesso dal dio della guerra Zeus alla regina Alcmena, disperatamente intenzionata a liberare il proprio popolo dal regno del vendicativo marito per portare la pace nel paese.
Circa novanta minuti di visione le cui primissime immagini sembrano testimoniare il tentativo da parte dell’operazione di richiamare alla memoria “300” di Zack Snyder, per poi prendere una piega leggermente differente quando il roccioso protagonista si trova a dover lottare contro il re Anfitrione, incarnato dallo Scott Adkins de “I mercenari 2”, il quale predilige il figlio maggiore Ificle, alias Liam Garrigan, per fargli prendere in sposa la bellissima Ebe, ovvero la Gaia Weiss di “Bianca come il latte, rossa come il sangue”.
Una lotta che Hercules porta avanti, appunto, non solo al fine di liberare il regno dalla tirannia del sovrano, ma anche per strappare la sua amata dalle grinfie del fratello, man mano che si trova affiancato dall’amico Sotero, interpretato dal Liam McIntyre proveniente dalla serie televisiva “Spartacus: Sangue e sabbia”.
Del resto, tra combattimenti con leoni realizzati in digitale e inevitabile abbondanza di scontri corpo a corpo, è più quest’ultimo prodotto che il succitato lungometraggio incentrato sulle eroiche imprese di Re Leonida ad avvicinarsi, nel look generale, all’insieme... confezionato con ampio sfoggio di ralenti e consueta dose di indispensabile tamarraggine da un Harlin ancora in grado di accattivarsi una certa fetta di pubblico poco esigente, ma maggiormente portata per i ritmi degli inediti da home video che per quelli del grande schermo.
La frase:
"Non ho alcun fine, se non rivendicare l’amore che mi appartiene".
a cura di Francesco Lomuscio
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