American trip - Il primo viaggio non si scorda mai
Strane le dinamiche di Hollywood. Si pensa che sia un cinema fatto solo di belle facce e fisici palestrati, poi però quando si vanno ad analizzare un poco le schede dei film in sala, si scopre che l'interprete più presente sul grande schermo è semplicemente l'hamburger. Se "Supersize me" però ci induceva ad evitarlo nella versione dal vivo, "American Trip" ne fa il motore trainante di un'avventura.
Intanto il solito avvertimento: il titolo italiano (seppur sia in inglese) è pura strategia di marketing. Negli States il film è: "Harold e Kumar vanno al White Castle", dove White Castle è semplicemente una fantomatica catena di fast food che distribuisce panini irresistibili. La scelta di "American trip" è invece il classico specchietto per le allodole oltretutto supportato, nella sua falsità, dal fatto che i due protagonisti siano di origini asiatiche: uno cinese e l'altro indiano. Si fa di tutto, insomma, perché lo spettatore pensi ad un viaggio demenziale per gli States da parte di due stranieri, anche se la realtà non è questa. Nella pellicola, infatti, i due sono dei semplici newyorkesi cresciuti negli States, di cui conoscono bene dinamiche sociali e lingua. E non gireranno per gli USA come i loro predecessori facevano nei rispettivi territori in Road trip ed Euro Trip, ma vagheranno stupidamente per il NewJersey alla ricerca di sballo, ovvero hamburger e marijuana.
Chi scrive va d'accordo col cinema demenziale. I vari American Pie lo hanno divertito, ci si è visto lui stesso e la sua combriccola di amici, "Road trip" la considera una delle più simpatiche e allegre commedie degli ultimi anni, ma a tutto c'è un limite però, e questo "American trip" è davvero insopportabile. Va bene non aver una trama e vivere di sketches e situazioni improbabili, ma certi giochi degli equivoci, nonché alcune sterzate sul lato volgare non solo non divertono, ma sono addirittura prevedibili.
Il mito dell'hamburger poi come simbolo di radicamento e condivisione dei valori nella terra "straniera" (ma in America non sono, dopotutto, tutti stranieri?) per quanto viva in un contesto "sopra le righe" rimane comunque insopportabile. Se fossero questi i capisaldi della cultura Usa, allora meglio starne alla larga. Chi li segue, come i protagonisti, non può che apparire stupido.
Per farsi quattro (contate) risate in compagnia.
La frase: "Ci vorrà un po' di tempo per aggiustare la vostra macchina, ma, intanto se volete potete entrare in casa. Lì potete fare qualcosa, farvi una doccia, farvi mia moglie, guardare la tivù…Insomma quello che volete!"
Andrea D'Addio
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