Guido che sfidò le Brigate Rosse
Nel '79 Guido Rossa lavora all'Italsider di Genova, rappresentante di quel sindacato che i lottarmatisti accusano di essere colluso col padronato. Vuole contrastare l'ingresso dell'estremismo nelle fabbriche e partecipa quindi ai picchetti notturni per impedire la propaganda di striscioni, scritte, volantini. Per questo denuncia il collega Francesco Berardi, che poi si suiciderà in carcere. Le BR decidono allora di gambizzarlo, ma un appartenente al commando lo uccide.

Un compagno di lotte aveva detto a Rossa: "non abbiamo bisogno di un martire". Giuseppe Ferrara invece sì, in un film di cui la CGIL ha contribuito alla produzione, e ricorre ad una schematica e marcata divisione buoni-cattivi. Lo fa con una rozzezza formale, storica e velleitaria (nel finale il regista individua nel "terrorismo" - rosso, nero e di Stato - la responsabilità dello spostamento a destra del paese) un po' contro tutti: gli operai e la vigilanza che rifiutano di sottoscrivere l'esposto, chi sostiene "né con lo Stato, né con le BR" o "sono compagni che sbagliano", ma sopratutto e ovviamente i militanti del partito armato. Da un lato in maniera lucida, riprendendo l'appello di Elsa Morante agli "uomini delle Brigate Rosse" che reiterano un modello di sopraffazione, dall'altra con un occhio forse ai loro epigoni odierni nel mostrare un ristretto gruppo di fuoco, avulso dal sociale, che si aggira a seminare morte per l'Italia. Le sue sono caricature dalle facce spietate che hanno alle spalle un'infanzia difficile, recitano slogan a memoria, venerano un capo ("tu per noi vieni prima di tutto e tutti"), vengono attraversati dal candido dubbio di essere manipolati ("non è che qualcuno ci aiuta nella stanza dei bottoni?"), sono fanatici della violenza anche a letto (appena dopo aver fatto l'amore tengono la pistola in pugno, oppure si minacciano: "se mi tradisci uso le armi"). Ma posto che l'organizzazione clandestina è stata sconfitta dalla repressione, dalla società civile e prima ancora dalla propria folle deriva militarista, un'operazione del genere - in questi termini - serve a ben poco.

La frase:  

Federico Raponi

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