Good as You
Pretese di rappresentatività? Lanciato come prima "gay comedy" italiana, "Good as you" è liberamente tratto dall'omonima piece teatrale il cui titolo riprende uno degli slogan delle iniziali mobilitazioni del movimento omosessuale.
Dopo una lunga intervista a Claudia Cardinale, un corto di tre minuti in un documentario collettivo di autori napoletani, una serie televisiva, il regista Mariano Lamberti è al secondo lungometraggio di finzione (a tematica omosessuale come il precedente), scritto con l'amico e sceneggiatore Riccardo Pechini, con cui lavora da 10 anni.
Parzialità di una parzialità: gli otto protagonisti di quest'opera corale lesbo-gay sono metropolitani, giovani, benestanti, belli e prestanti, con l'eccezione di una ruspante figura di estrazione popolare. Il motore dell'azione è l'eros e le relazioni, con relative difficoltà circa "i ruoli, la fedeltà, la coppia" a partire da un dilemma ("o si sta insieme o ci si diverte"), condite da incerte identità sessuali dalle variabili "etero", iniziate e finite in una girandola di combinazioni. Corredato di titoli di testa con un'elegante animazione sulle note di una canzone interpretata dalle gemelle Kessler (icona di riferimento della comunità gay), una voce fuori campo in apertura e sul finale, momenti onirici, inserti musicali e travestitismi, gran parte del racconto si svolge nella serata di Capodanno per poi procedere ad episodici, brevi salti temporali. Dentro, ci sono un bar e una discoteca noti punti di ritrovo, il corteo del Gay Pride, richiami a chat, silicone, anabolizzanti e inseminazione artificiale. Ricco immaginario, facili entusiasmi e tendenze melò vengono sintetizzati in una festa ispirata alle fiabe con annesso, rivelatorio scambio di persona, mentre un'alba marina diventa palcoscenico di aspirazioni poetico-simboliche. Il film vuole essere un inno al "caos fantastico", al "meraviglioso senso di libertà" di una sorta di famiglia allargata, ma che la sua autoironica leggerezza sia sostenibile o meno dipende da quanto si voglia star dentro un recinto stereotipato e macchiettistico.
La frase:
"Il satellite mi segnala tutti i gay vicini alla mia zona".
a cura di Federico Raponi
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