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Ghost movie 2 - Questa volta è guerra











Se già nel capostipite erano presenti riferimenti a “L’altra faccia del diavolo” (2012) di William Brent Bell, questo sequel apre prendendone in giro proprio il finale, per poi spostare l’ambientazione ad un anno dopo.
Ancora sotto la regia del Michael Tiddes autore del precedente capitolo, ritroviamo Marlon Wayans – anche qui sceneggiatore del film insieme al produttore Rick Alvarez – nei panni di Malcolm, il quale, perduta la moglie Kisha alias Essence Atkins, decide di iniziare una nuova vita con la madre di due bambini Megan, ovvero la Jaime Pressly di “Non è un’altra stupida commedia americana” (2001), finendo presto per essere tormentato da altre malefiche presenze tutt’altro che in vena di tranquillità.
Perché, con la defunta pronta, inoltre, a rifarsi viva (in tutti i sensi), l’esile plot, come di consueto, non funge altro che da pretesto per poter assemblare una sequela di gag volte a mettere alla berlina la produzione cinematografica horror d’inizio XXI secolo. Quindi, pur essendo anche in questo caso immortalato il tutto tramite camere di ripresa in continuo movimento e altre installate all’interno dell’abitazione per fare il verso al franchise “Paranormal activity”, a venire principalmente bersagliato è stavolta “L’evocazione-The conjuring” (2013).
Non a caso, in mezzo ad amici immaginari ed al coinvolgimento di due ridicoli esperti di fenomeni paranormali incarnati dalla Missi Pyle di “The artist” (2011) e dall’Hayes MacArthur di “Lei è troppo per me” (2010), è una replica della bambolina vista nella ghost story diretta da James Wan a rendersi protagonista di buona parte delle esilaranti situazioni.
Situazioni che, senza dimenticare neppure elementi quali il filmino con impiccati di “Sinister” (2012) di Scott Derrickson e la misteriosa scatola di “The possession” (2012) di Ole Bornedal, riescono difficilmente, purtroppo, nell’impresa di strappare risate.
Tanto che, sebbene, rispetto al primo pessimo tassello, un ristrettissimo numero di battute riguardanti i luoghi comuni sui messicani e le differenze tra bianchi e neri appaiano divertenti, non possiamo fare a meno di affermare di trovarci dinanzi ad una seconda puntata sì leggermente superiore, ma che, non priva di peti e sostanze stupefacenti, rimane fastidiosamente fracassona e al di sotto della mediocrità.

La frase:
- "Io mi chiamo Malcolm fratello"
- "Sì, magari di cognome fai X".

a cura di Francesco Lomuscio

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