Führer Ex
Film in concorso presentato alla Mostra di Venezia "Führer Ex" è ispirato alla vita di Ingo Hasselbach, neonazista pentito della Germania post unità.
Se la caduta del muro di Berlino ha significato il ritorno alla democrazia ed alla libertà per i tedeschi di oltre cortina, il crollo dell'orrenda costruzione ha anche costituito la valvola di sfogo per i gruppi di neonazisti che già da anni erano nati e sviluppati nell'ex Germania dell' est.
Ingo Hasselbach era uno di questi giovani attratti dalla mortale ideologia nazista. Il film descrive con attenzione la genesi della mostruosa adesione alle tesi naziste.
Ingo, assieme al suo amico Tommy aspira a fuggire dalla Germania degli anni '80 governata dal partito comunista guidato da Honecker. Durante un tentativo di fuga vengono arrestati e condotti in un penitenziario. Qui incontrano Friedhelm Kaltenbach, un presunto ideologo di estrema destra che fa proseliti trai suoi colleghi carcerati. Ma più che le blandizie ideologiche di Friedhelm possono le ingiustizie e i maltrattamenti subiti dai due giovani. Ingo e Tommy aderiscono alla pseudo organizzazione di Kaltenbach ed Ingo ne diverrà, dopo la caduta del muro di Berlino, uno dei più giovani ed "apprezzati" dirigenti.
Indubbiamente, il film tratta un argomento senz'altro interessante ed ha il suo pregio maggiore nell'asciutta descrizione dei fatti ben delineati e definiti da un'ordinata sceneggiatura e dalla diligente regia dell'esordiente Winfried Bonengel. Ma, al di là di una cronaca attenta "Führer Ex" manca di quella necessaria tensione intellettuale e di quello scavo psicologico che altri film recenti di argomento simile, mi riferisco ad esempio a "The believer" di Henry Bean, pongono come perno dell'opera.
Scritto e diretto da un tedesco, prodotto in Germania, il film sembra invece ammantato da stilemi tipici della produzione hollywoodiana. La storia d'amore di Ingo, la parte ambientata nel carcere che ricorda film come "Sleepers" o "Le ali della libertà" , l'amicizia che sembra legare i due giovani in maniera pericolosamente indissolubile, sono tutti elementi che non diciamo di non apprezzare ma che addolciscono la storia dura e ruvida che si racconta. Peccato perché di argomenti di discussione questo film ne avrebbe potuto fornire con maggior decisione ma la vocazione "romantica", scientemente impressale dal regista, favorisce la commozione e l'emotività a scapito di una lucida disanima. Errore di impostazione che, a nostro parere, il film si porta appresso anche in alcune troppo didascaliche soluzioni narrative come ad esempio il nesso troppo immediato tra violenza giovanile ed estremismi politici o il ricorso ad alcuni luoghi comuni come il fumo delle cannabis che sembra essere di esclusivo appannaggio dei gruppi giovanili di sinistra.
Impostazione drammatica che non condividiamo ma che, comunque, non lenisce eccessivamente il valore di questo film, arricchito anche dall'interpretazione dei due giovani attori Christian Blumel (Ingo) e Aaron Hildebrand (Tommy).

DAS

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