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Fuga da Reuma ParkLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato13 dicembre 2016Voto: 6.5
Basta poco per emozionarsi: un ricordo, un momento che ha segnato un periodo della nostra vita, ma anche un trio che ha dato vita a pellicole e sketch senza tempo, che ancora adesso i più e tutti i loro appassionati ricordano con grande gioia. Aldo Giovanni e Giacomo - in “Fuga da Reuma Park” nella doppia veste di attori e registi - sono i protagonisti di quello che vuole essere una sorta di cine-panettone d’altri tempi: non ci troviamo sul pianeta Terra al giorno d'oggi, ma su quello Aldo Giovanni e Giacomo tra 30 anni, dove tutto può accadere nel giorno della Vigilia di Natale.
Il trio si ritrova al Reuma Park, una casa di ricovero costruita in un vecchio luna park in cui le attrazioni sono ancora funzionanti e a disposizione degli ospiti. Questo parco, però, somiglia piuttosto a un carcere di massima sicurezza con tanto di cecchini che sorvegliano l'uscita: se provi a scappare ti sparano. E come in ogni carcere che si rispetti, anche qui non manca l'aguzzino: Ludmilla, la temibile infermiera russa taglia XXL. Giacomo passa le sue giornate in sedia a rotelle, attaccato a flebo di Barbera, gira con una pistola giocattolo e odia tutti; Giovanni ha la memoria che fa cilecca e parla con i piccioni e i pesci rossi; Aldo, dopo un lunghissimo viaggio in auto dalla Sicilia, viene abbandonato lì dai figli proprio la mattina di Natale. La notte di Natale, mentre al Reuma Park si fa festa con ospiti a sorpresa, musica, tombolata e panettone, il trio - che si è ritrovato dopo anni nel centro - mette in atto una rocambolesca fuga a suon di petardi, lanciarazzi e fuochi d'artificio. Verso dove? Giacomo ha un sogno, Giovanni ha una barca e Aldo ha il solito travolgente entusiasmo. L’idea di fondo del nuovo film di Aldo Giovanni e Giacomo - quella di rendere omaggio ai 25 anni di carriera del trio nell’anno del raggiungimento di questo traguardo, ricordando diversi momenti del loro cammino artistico - poteva essere geniale ma è stata gestita alquanto male: se da una parte colpisce l’inserimento di tante scene con molti dei personaggi considerati tra i più rappresentativi dei tre, dall’altra questo avviene senza uno stacco netto che possa far comprendere il cambio di scena a pieno (si intuisce, ma ciò rende la pellicola confusa agli occhi dello spettatore). Innumerevoli sono le citazioni in questione, a partire dal film che rappresenta la prima apparizione cinematografica del trio “Tre uomini e una gamba”, dove ad un certo punto compare la famosa gamba della battuta ‘il mio falegname con 30mila lire la fa meglio’. Altro stratagemma ripreso da quest’ultimo progetto è quello del sogno. Aldo, sempre lui, si addormenta e inizia a sognare, portando i tre personaggi in una storia diversa da quella del Conte Dracula, ma pur sempre divertente. Non è finita qui perché vengono ripresi anche molti sketch teatrali del trio che rimandano a figure particolarmente apprezzate e note, tra cui il celebre Pdor, figlio di Kmer. Nonostante la colonna sonora sia buona e le battute dimostrino che Aldo Giovanni e Giacomo sono tornati ad essere gli stessi di sempre (per intenderci, quelli di “Tre uomini e una gamba”, “Chedimi se sono felice” e “Così è la vita”), la pellicola non convince fino in fondo. È bene che abbiano deciso di mettere in evidenza il grande affiatamento che li contraddistingue da anni, ma sarebbe ancora meglio farlo nella misura giusta, capire quando è il caso di non esagerare con i ricordi per permettere che sia l’intero lungometraggio a essere apprezzato nella sua totalità e non solo il rimando ai loro lavori precedenti. Per quanto riguarda l’interpretazione, Aldo Giovanni e Giacomo non deludono: Aldo con la sua esuberanza e il suo carisma - ma anche il ‘V-a-f-f-a-n-c-u-l-o” per eccellenza - ha dimostrato di avere ancora molto da dare ai suoi fans; Giovanni è sempre il solito (a parte qualche acciacco), quello che si lamenta ma per gli amici farebbe qualsiasi cosa (anche provarci con Ludmilla, l’ infermiera russa che non è immune al suo fascino); Giacomo è l’uomo burbero ed egoista che abbiamo conosciuto anni addietro e che ci ha regalato spesso grandi risate. In fondo è proprio questo che rende il trio qualcosa di ineguagliabile: la diversità di carattere dei personaggi interpretati e la loro forte personalità. Anche Silvana Fallisi, nel ruolo di quella che sembra più il supervisore di un lager nazista, ha fatto la sua parte. Viene da chiedersi, però, se non abbia interpretato il suo personaggio con troppa enfasi. Una cosa è sicura: tutti gli attori della commedia (compresi Ficarra e Picone, i figli di Aldo nella finzione), dove c’è spazio per grasse risate e tanta nostalgia, regalano al pubblico scene esilaranti che contribuiscono alla riuscita - almeno in parte - del film. Non aspettatevi un capolavoro, ma - visto il risultato finale - non possiamo fare altro che consigliare il film a tutti, anche perché è difficile al giorno d’oggi trovare una commedia priva di volgarità oscene. La frase dal film:
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