Freddy vs. Jason
Leggendo il press-book che esorta ad assistere ad una "resa dei conti finale", ci si aspetterebbe di vedere il tanto atteso epilogo di due delle serie horror più lunghe della storia del cinema del genere.
In realtà le ultime immagini lasciano pensare che il buon vecchio Freddy Kruger e il possente Jason non abbiano intenzione di interrompere le loro brutali carneficine.
Gli States ci hanno spedito una valanga di sangue, tanto quanto ci si aspetterebbe da due tipi poco raccomandabili come gli eroi della serie di Nightmare e di Venerdi 13. Oltre oceano il film ha incassato la bella somma di 81.6 milioni di dollari, per un budget che ne aveva richiesti appena 25 milioni. Il che significa che nonostante la censura il gusto del sangue piace ancora parecchio. Certo l'incontro di due figure così imponenti create dalla Settima Arte Made in Usa, non passa inosservato ma in fondo non si tratta altro che di un'ennesima crudele ecatombe di giovinastri di belle speranze.
Ancora una volta interpretato dall'imprescindibile Robert Englund, il "Caro Vecchio Freddy" è molto arrabbiato. È in inferno da quasi dieci anni, da quando cioè gli abitanti del suo amato paesello hanno deciso di risolvere il problema della sua presenza negli incubi dei ragazzi somministrando loro potenti medicinali che ne inibiscono i sogni indebolendo il Maestro degli incubi.
Assetato di vendetta Freddy decide di assoldare un killer, e riporta in vita niente di meno che il 'carismatico' Jason Voorhees, sanguinario frequentatore del camping di Cristal Lake. Riuniti in Elm Street, Freddy ordina e Jason esegue fino a quando quest'ultimo non si mette a fare di testa sua e con il suo inesorabile spadone falcia tutte le giovani vite che Freddy vorrebbe sue. Lo scontro è inevitabile ma la vittoria dell'uno sull'altro non poi così evidente.
A partire dai titoli di testa il film gronda letteralmente sangue: schizzi, fiotti fiumi. Ce n'è ovunque. Per tacere dei cadaveri maciullati, spezzettati, squartati. È chiaro che il film diretto dall'hongkonghese Ronny Yu, già autore dell'altrettanto sanguinoso "La sposa di Chucky", non è adatto a tutti. Ma per chi ama il genere è davvero una manna. Certo sono lontani i tempi di Wes Craven e del suo "Dal profondo della notte", il più riuscito capitolo della saga di Kruger, ma non sempre è possibile unire lo Splatter ad una storia dai significati profondi e quintessenziali.
Valeria Chiari
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