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Fondali Notturni
Piazzetta napoletana esterno notte. Peppino (Massimo Ranieri) venditore abusivo di sigarette e Donna Vincenza (Ida Di Benedetto) edicolante, cercano di fare giorno inventandosi litigi e discussioni. La piazza è vuota, non c'è nessuno a parte loro due e un gruppo di giovani teatranti che cerca di allestire uno spettacolo usando un palchetto che tempo addietro era servito per i comizi.
La trama del film di Russo è questa, semplice, scarna, teatrale. Sembra di assistere ad una classica sceneggiata napoletana, di essere seduti sulle poltrone di un teatro piuttosto che al cinema. I testi ricalcano quelli di De Filippo, di Scarpetta. Le ambientazioni riprendono quelle della commedia napoletana: una piazza isolata sulla quale si affacciano antichi palazzi disabitati, con le tapparelle scardinate, una fontanella che gocciola, una balaustra che dà sul golfo. Di tanto in tanto strani flash-back si insinuano nelle scene: sembra quasi che da quelle stanze deserte fuoriescano i fasti di un tempo. Rivediamo Eduardo De Filippo nella famosa scena di "Napoli milionaria", in cui parla della nottata che deve passare, Paolo Stoppa in "Carosello napoletano", riascoltiamo famose arie partenopee. Credo che il film non si prefigga alcun insegnamento, vuole solo mostrare l'anima napoletana di cui è profondamente intriso. I dialoghi sono semplici, ma allo stesso tempo profondi proprio come quelli che vengono apprestati nei vicoli, nei bassi, nei rioni popolari. La musica non serve solo come contorno, rifinitura, è parte integrante di ogni scena, contribuisce a enfatizzare i problemi e le ansie dei due personaggi. È un film un pò surreale, fino alla fine non si capisce bene il contesto, tante cose vengono taciute, tanti risvolti vengono svelati solo al termine della vicenda. In realtà più che di una vicenda particolare, in questo caso possiamo parlare di uno spaccato di vita, della raffigurazione di una nottata di due "poveri cristi", che con qualsiasi tempo e in qualsiasi giorno dell'anno sono costretti a stare lì, per cercare di sopravvivere. Mi sono chiesta, ma a chi potrà mai interessare questa storia? Non era forse meglio realizzarla a teatro, dove avrebbe avuto sicuramente maggior successo? Come pretende il regista di farsi largo fra film d'azione, effetti speciali, e grandi produzioni? Ne ammiro il coraggio, ma credo che nonostante la pellicola sia "ritenuta di interesse nazionale", avrà una risposta da parte del pubblico poco convincente.
Teresa Lavanga
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