Fire with Fire
Giusto il tempo di vedere il Josh Duhamel della serie "Transformers" nei panni di un vigile del fuoco alla fine del turno a Long Beach, che lo ritroviamo testimone dell’omicidio del proprietario di un piccolo spaccio dove si ferma per comprare qualcosa da mangiare.
Parte da qui il lungometraggio diretto dallo specialista in stunt David Barrett, destinato prima a far inserire il protagonista in un programma di protezione testimoni, con la propria identità cancellata e il trasferimento a New Orleans, poi a vederlo seriamente intenzionato a eliminare Vincent D’Onofrio, capo gang responsabile dell’assassinio, dopo che ha minacciato di uccidere lui e la sua nuova fidanzata Rosario Dawson, sceriffo federale.
Un Vincent D’Onofrio magistrale e quasi spaventoso che si trova anche ad avere a che fare con 50 Cent (tra i produttori del film), leader della banda rivale, nel corso di oltre un’ora e mezza di visione volta a coinvolgere, inoltre, un tenente con il volto di Bruce Willis; mentre si procede in mezzo a violenti scontri e semina di cadaveri, man mano che le indagini procedono e che altre vite innocenti entrano in pericolo.
Oltre un’ora e mezza di visione che, originariamente concepita, a quanto pare, per il mercato video, manifesta, in effetti, i non sempre incalzanti ritmi narrativi tipici delle produzioni da visionare soltanto nel piccolo schermo casalingo.
Anche se, in fin dei conti, non delude affatto neppure lo spettatore cinematografico, investito da ondate di crudezza che, complici gli abbondanti spargimenti di liquido rosso indirizzati a condire i diversi momenti d’azione, portano l’insieme a sfiorare quasi i connotati di un horror.
Connotati avvertibili fino alla pirotecnica, coinvolgente sequenza finale che si svolge nel mezzo di un incendio; ovvero una delle migliori di un elaborato che, continuamente indeciso sul suo taglio generale, senza entusiasmare troppo riesce comunque a reggersi in particolar modo sulle situazioni maggiormente volte all’intrattenimento, spingendo a chiederci se è vero che non bisogna desiderare quello che non possiamo avere.
Del resto, non ci si poteva aspettare altro da colui che ha curato lo spettacolare, catastrofico incidente stradale di “Final destination 2” di David Richard Ellis.
La frase:
"Non esisti, sei un fantasma, ma almeno sei vivo".
a cura di Francesco Lomuscio
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