Fifteen
L'opera prima di Royston Tan sulla lunga distanza è la storia di cinque ragazzi di Singapore completamente alieni dalla società in cui vivono. Eppure questi personaggi sono figli proprio di questa società. Il film si svolge in una Singapore moderna ma allo stesso tempo quasi decadente. La storia praticamente è inesistente. L'unica cosa che si avverte in maniera molto forte è il disagio esistenziale di questi giovani allo sbando per colpa di famiglie che non ci sono mai, e strutture sociali completamente inesistenti. Questa società dove la tecnologia sembra concedere tutto a tutti (telefonini, videogiochi ecc.), serve invece soltanto ad alienare di più. Ed è per questo che tutto va allo sbando. "Fifteen" non vuole essere un film, in qualche modo, politico (anche se di riflesso lo è). Non si parla di classi sociali o emarginazione, si parla soltanto di un dolore interiore profondo che elimina tutto il resto, tranne l'amicizia. Infatti il racconto si incentra anche su un bisogno di appartenenza. E' il branco che dà la sicurezza. I ragazzi (che tra l'altro sono presi proprio da quelle strade) appartengono a bande che pretendono di avere il controllo della zona, neanche troppo seriamente. Il sottofondo, ovviamente, comporta che si usi la violenza per arrivare ai propri scopi.
Il film di Royston Tan è veramente interessante anche per via di un linguaggio molto originale. A metà tra il manga giapponese, il videogioco e il clip musicale, riesce ad affascinare (c'era il pericolo che potesse venire fuori un minestrone riscaldato). Per la sua forma e i contenuti, io lo definirei una sorta di film Techno - Punk. Gli intermezzi musicali in chiave hip - hop forse descrivono l'urgenza di esprimersi in un linguaggio da strada ma la struttura è molto più complessa. La voglia di auto - distruzione e di anarchia sono elementi essenziali di una parte della cultura punk. E poi c'è il fatto di usare il corpo come un campo di battaglia: il piercing, i tatuaggi, l'autolesionismo sono soltanto modi di sperimentare "fisicamente" il dolore che in parte enorme vive dentro.
Alla fine rimane la sensazione che non ci sia nessun tipo di futuro per questi ragazzi (il "No future" dei Sex Pistols, band epocale del punk). Però se si guarda bene, senza pregiudizi e tenendo conto che in finale loro sono soltanto vittime di un abbandono (la famiglia, la società, gli affetti), un barlume di umanità e speranza trapela anche da questa generazione devastata.
E alla fine ci accorgiamo che noi che guardiamo da fuori, probabilmente abbiamo finito per parteggiare per loro.
Renato Massaccesi
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