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Fast & Furious - Hobbs & ShawLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio01 agosto 2019Voto: 6.0
Ultimissime sequenze a sorpresa sono poste durante lo scorrimento e al termine dei titoli di coda di queste oltre due ore e dieci di visione che, senza perdere tempo, aprono all’insegna dell’azione per portare immediatamente in scena Brixton, anarchico ciberneticamente e geneticamente potenziato interpretato da Idris Elba.
Anarchico che non solo entra in possesso di una minaccia biologica che potrebbe finire per alterare per sempre il genere umano, ma sembra anche riuscire ad avere la meglio sulla Hattie alias Vanessa Kirby che, brillante e impavida agente dell’MI6, scopriamo poi essere la sorella di Deckard Shaw, ovvero il Jason Statham che abbiamo visto al fianco di Vin Diesel e compagni di scorribande su quattro ruote a partire da “Fast & furious 7” di James Wan. Il Deckard Shaw che, emarginato fuorilegge ed ex agente scelto dell’esercito inglese, si trova a dover fronteggiare il pericoloso individuo in questione unendo le proprie forze con quelle del mastodontico veterano del dipartimento di polizia statunitense Diplomatic Security Service Luke Hobbs, incarnato da Dwayne Johnson dal “Fast & furious 5” di Justin Lin in poi. Ma è bene precisare che, sebbene faccia anche un fugace ritorno da “Fast & furious 8” di F. Gary Gray Helen Mirren nei panni di Queenie, madre di Shaw, l’operazione in questione non intende rappresentare un ulteriore sequel da aggiungere alla popolare saga iniziata nel 2001 da Rob Cohen, bensì uno spin off con protagonisti i soli due personaggi citati, qui introdotti tramite immagini in split screen che già lasciano intuire un certo accentuato tono da commedia. Perché se da un lato il villain proto-Terminator qui tirato in ballo non può fare a meno di suggerire il sempre più evidente orientamento del franchise verso orizzonti fantascientifici, dall’altro il nuovo arrivato dietro la macchina da presa David Leitch – regista dello spionistico “Atomica bionda” e del cinecomic “Deadpool 2” – spinge in maniera evidente più sul pedale dello humour che su quello dell’acceleratore. E, di conseguenza, tra frecciatine verbali rivolte alla serie televisiva “Il trono di spade”, colpi da mettere a segno chiamati con nomi di star del rock (da Keith Moon a Mick Jagger) e grotteschi travestimenti, non mancano neppure più o meno esilaranti camei non accreditati per Ryan Reynolds e per il comico di colore Kevin Hart. Man mano che si sguazza da Londra a Mosca, fino alle isole Samoa, senza dimenticare droni in agguato, una vertiginosa corsa in verticale a piedi sull’esterno di un grattacielo e, ovviamente, pallottole volanti, nell’evidente fine di ricordare che tutta la tecnologia del mondo non potrà mai battere il cuore che si trova all’interno degli esseri umani. Con la risultante di un guardabile elaborato che, però, eccessivamente fagocitato dall’ironia, appare piuttosto discontinuo nel ritmo generale nonostante l’abbondanza di movimento; rischiando di deludere, oltretutto, i fan storici delle avventure di Dominic Toretto e amici di motori nella scelta di porre in secondo piano la tematica cardine delle fiammeggianti automobili da corsa, qui per nulla valorizzate nei momenti di immancabile, frenetico intrattenimento. La frase dal film:
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