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Enron - L'economia della truffa
I documentari ormai tirano, non c'è che dire. Ne arrivano a bizzeffe, e di certo il merito è soprattutto di Michael Moore e dei suoi "Bowling a Columbine" e "Farenheit 9/11". Non appare quindi un caso che la Mikado (così come la Fandango poco tempo fa) abbia deciso di dedicare a questa tipologia di film un'ala a parte della propria organizzazione societaria per produrne di nuovi o esportarne di esteri.
"Enron-l'economia della truffa" rientra proprio all'interno di quest'ottica distributiva. Presentato in concorso al Sundance film festival di quest'anno, di che cosa tratti è specificato già dal titolo: chi non ha mai sentito parlare dello scandalo della Enron?
Era la fine del 2001, giusto un paio di mesi dopo gli attacchi terroristici dell'11/9 quando la Enron, la società leader dell'energia statunitense (e non solo) dichiarò bancarotta. Quel che sembrava un vero e proprio colosso dell'economia mondiale si rivelò un castello di carte tenuto in piedi con la "finanza fantasia". Pensate ad una Parmalat cento volte più grande. Cento volte di più "numero di lavoratori senza lavoro", cento volte di più "numero di investitori rovinati", cento volte di più conseguenze sul resto del sistema economico-finanziario.
Il film ricostruisce la storia della Enron, da quando nacque nel Luglio del 1985 agli strascichi giudiziari delle sue più importanti personalità: Jeff Skilling e Ken Lay. Un crack che non aveva precedenti, ma che già ha purtroppo molti emulatori.
Un argomento serio e attuale come il caso della Enron attira senza dubbio interesse. Ed è giusto dire che il film di Alex Gibney da un punto di vista informativo non difetta di nulla: ben si spiega come, quando, chi e perché. Peccato però che alla semplice esposizione degli eventi, alle interviste di chi fu coinvolto e di chi tuttora studia il fenomeno dall'esterno, gli autori non si preoccupino di aggiungere qualcosa di loro.
Ci sono le allusioni allo strano ruolo dei Bush (amiconi dei massimi dirigenti Enron), ma non c'è voglia di approfondire più di tanto eventuali collusioni, né fare una considerazione semplice come la strana coincidenza di date fra la presa del potere dei talebani in Afghanistan e l'annuncio della Enron di voler investire proprio da quell'anno (1996) in quel paese…
Si intuisce che dietro (dentro) al fallimento ci sono anche le grandi banche, ma non si spiega bene come e perché queste ne abbiano tratto profitti, né si parla delle analoghe situazioni "Tyco" e "WorldCom" che seguirono a ruota lo scandalo Enron.
Manca in poche parole l'inchiesta, le domande scomode, le considerazioni che spiazzano e ti fanno uscire sgomento da una sala.
Non siamo quindi dalle parti di "Report", la splendida trasmissione di Milena Gabanelli. E così ci tocca dire che per una volta la televisione supera il cinema.
La frase: "Gli operatori della Enron erano come quei gruppi di studenti che il preside non riesce mai a domare"
Andrea D'Addio
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