Una magica notte d'estate
Sarà che la "computer graphics" ha dimezzato i costi di realizzazione e, di conseguenza, allargato il mercato dei cartoni animati, ma al di là delle grosse case produttrici americane (Dreamworks, Pixar e Blue Sky), dietro si arranca. E così, seppur gli europei vantino antiche tradizioni a livello di favolistica letteraria, faticano a trasportare il tutto con i tempi e la forza visiva del grande schermo.
Era stato il caso, a Settembre, del maldestro tentativo tedesco di "Gaya", lo è nuovamente adesso con lo spagnolo "Una magica notte d'estate".

(Molto) liberamente ispirato al "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakesperare, il film è la storia di un ducato immaginario retto da Theseus, un fantasioso signore che passa la vita a progettare strambe invenzioni assieme al giovane e imbranato apprendista Lysander. Il fallimento della loro ultima costruzione getta nello sconforto il vecchio. Incapace di continuare a sognare, per salvarlo dalla morte dello spirito, la figlia Helen cercherà aiuto dalla Regina delle Fate Titania, che però non si sa dove sia finita...

Fatte salve un paio di simpatiche trovate (la banda del tempo e i nomi degli abitanti del villaggio: Sparuto, Calderone, ect...), "Una magica notte d'estate" risulta un confusionario contenitore di situazioni banali e ammiccamenti al trash-movie. La storia di per se poco articolata, è stata privata (probabilmente in fase di montaggio) di parecchie sequenze dando continuamente la sensazione che si sia perso qualcosa. Poco rimane poi della magia di Shakespeare: non c'è né l'incanto dell'amore né la passione per l'arte del teatro (che appare solo nei titoli di testa) in questi personaggi la cui unica aspirazione è pronunciare frasi fatte sul bisogno di sognare. E così, tra gesti dell'ombrello, scope che si infilano nel didietro delle streghe e canzoni (la prima) con un testo che nulla ha a che fare con la narrazione, se c'è un aspetto positivo è che dopotutto non ci si annoia.
Doppiando sia la Fata Titania che l'ape Mostarda, Anna Maria Barbera ci ricorda che i bei tempi di Zelig sono ormai finiti...

La frase: "Cara, non sprecare la tua vita a rincorrere sogni impossibili".

Andrea D'Addio

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