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Elf
Una sera di Natale, in un orfanotrofio, un bambino s'infila nella sacca di Babbo Natale (Edward Asner Giovanni XXIII, The Animal) e portato, per sbaglio, al polo Nord. Riconosciuto l'errore gli elfi decidono di tenerselo. Buddy (Will Ferrel Zootlander, Old School), diventato grande, scoprirà la sua vera identità di umano e, perciò, spedito nella grande città in cerca del suo vero padre (James Caan Il Padrino, Rollerball). Naturalmente l'impatto con il mondo sarà traumatico e Buddy dovrà incontrare gli ostacoli più improbabili.
"Elf" opera seconda di Jon Favreau, oltre che regista della pellicola attore di molti film di successo e della serie televisiva "The Sopranos". L'elfo è Will Ferrel comico del famoso Saturday Night Live, noto programma televisivo americano. Elf è l'opera prima della produzione "Guy Walks into Bar", di Jon Berg e del romanziere Todd Komarnicki.
Jon Favreau è riuscito a rendere gradevolissima questa commedia dalla sceneggiatura alquanto banale. Prendendo l'eredità di John Landis, che con gli attori del Sadutrday Night Live aveva fatto miracoli, ha plasmato la classica trama di un personaggio "altro" che, entrando in un certo contesto a lui estraneo, crea degli incidenti, degli equivoci che, inevitabilmente, scatenano la risata, rendendola completamente sua. Oltre a Landis come base il regista prende come punto di riferimento i fratelli Cohen sin dall'inizio, quando il neonato scappando dalla sua gabbia culla e si infila di soppiatto nel sacco di Babbo Natale, sembra ripresa a pieno da "Arizona Junior". Anche i sotterranei della casa editrice in cui Ferrel viene esiliato sembrano quelli di "Mr. Hula Hoop". E se poi vogliamo ancora analizzare questa contaminazione c'è anche una strizzatina d'occhio a Tarantino, volendo usare due personaggi da sit com televisive come Ed Asner e Bon Newhart, operazione che il cineasta italo americano attua già da tempo. Su tutti, comunque, James Caan la fa da padrone, con il suo cinismo e distacco, riesce a creare un personaggio pieno di ironia e cattiveria, cui i buoni sentimenti, anche se vogliono uscire fuori, in qualche maniera, trovano una serie di ostacoli quasi invalicabili. Insomma grazie alle capaci mani di Favreau (che, guarda caso, si ritaglia un cameo da dottore quasi debba curare una sceneggiatura "malata") nei cinema esce un delizioso film di Natale, il quale fosse capitato nelle mani sbagliate sarebbe stata una pellicola mielosa e ipocrita.
Marco Massaccesi
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