...E fuori nevica!
Vincenzo Salemme, dopo 20 anni dalla prima volta, prova a dare nuovamente linfa vitale alla sua commedia teatrale più famosa “…E fuori nevica”, riproposta in un’attesa trasposizione sul grande schermo.
Il regista e attore riunisce gli attori originari Carlo Buccirosso, Maurizio Casagrande e Nando Paone nel tentativo di convincere critica e botteghino. Il primo obiettivo riesce per metà: il problema è che troppo spesso i successi teatrali non riescono ad esprimersi altrettanto bene nei cinema, e purtroppo la regola qui si conferma. I primi minuti del film sono interessanti, buono il ritmo e le battute del trio di fratelli. Enzo il cantante è Vincenzo Salemme, Stefano il disoccupato innamorato di una squillo ha il volto di Carlo Buccirosso e il disabile Cico è Nando Paone. I tre non si vedono da una vita, ma sono riuniti dalla morte della mamma che come ultimo desiderio chiede loro di vivere insieme nella casa che ha lasciato loro. Le gag sono a tratti divertenti, come quella del purè, della trasformazione dell’ascensore in una funicolare e della pizzeria creata dalla fantasia del fratello schizofrenico, ma purtroppo il lungometraggio scivola all’interno di una ripetitività che man mano che scorrono i minuti scivola nella confusione più totale.
Il finale è difficilmente comprensibile ad una prima lettura, ma la cosa che più dispiace è il modo ironico di Salemme di descrivere la romanità. L’unico non napoletano del film, Giorgio Panariello, viene usato come special guest nella parte di un romano improponibile. La presenza femminile di Margareth Madè è importante per dimostrare la superficialità di Enzo che non si accorge del fatto che la bella della finestra è cieca.
L’opera tratta argomenti delicati come disabilità, eutanasia, famiglia, amore e sentimenti in modo leggero e non era facile tenere questo equilibrio per quasi tutta la pellicola. Le gag sul povero Maurizio Casagrande, alias Avv. Saponetta, sono storiche a teatro e cliccatissime su youtube, ma qui al cinema risultano tristemente scontate forse proprio per la differenza di palcoscenico.
La regia non gode di particolari colpi di scena, anzi sembra purtroppo piatta e prevedibile e la fotografia troppo limitata. Salemme ha provato a riunire dopo tanto tempo i suoi amici ed il feeling tra i diversi personaggi è evidente, ma probabilmente è proprio la storia che non regge una vetrina come quella cinematografica. Lungometraggio comunque in grado di regalare divertimento e risate agli amanti di questi quattro protagonisti dello spettacolo italico.
La frase:
"Cico non è uno, è mille!".
a cura di Thomas Cardinali
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