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Downsizing - Vivere alla grande

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato30 agosto 2017Voto: 7.0
 

  • Foto dal film Downsizing - Vivere alla grande
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Presentato alla 74a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione In Concorso, “Downsizing” di Alexander Payne racconta di una realtà inverosimile ma esilarante, fatta di uomini in miniatura, alcuni dei quali combattuti tra il mantenimento delle proprie sembianze naturali e la prospettiva di uno stile di vita più “agevolato”. Un uomo, insieme a sua moglie, decide di seguire la soluzione indicata da alcuni scienziati per risolvere la crisi causata dal sovraffollamento della terra: ogni persona potrebbe rimpicciolirsi grazie alle nuove tecnologie ed otterrebbe una vita migliore. Ma siamo sicuri che sia la decisione più saggia da prendere? E se qualcosa andasse storto? E se questa scelta si dimostrasse disastrosa? Sono tutte domande a cui lo spettatore troverà risposta di scena in scena, fermo restando che tutto può essere.

Interpretato da Matt Damon, Kristen Wiig, Christoph Waltz e Jason Sudeikis tra i tanti, “Downsizing” di Alexander Payne è qualcosa di nuovo, mai visto nel panorama cinematografico. Non tanto per l’idea di realizzare un film basato su persone che vengono rimpicciolite grazie alla scienza, perché in passato qualcosa del genere è stato fatto. Ma perché in questo caso i personaggi in miniatura sembrano essere l’unica speranza per la salvezza dell’umanità. Nessuno dei due elementi in realtà è originale, ma insieme costituiscono uno dei punti di forza della pellicola. Se all'inizio si assiste ad un crescendo di situazioni esilaranti e coinvolgenti, andando avanti - verso la metà del film - il tutto si appiattisce, dando in via ad un cerchio che pare non volersi mai chiudere. Spesso si tenderà a pensare “adesso sarà finito”, ma in realtà succede sempre qualcos'altro.

Se vogliamo dirla tutta, nella seconda metà di “Downsizing” anche il ritmo diviene meno incalzante. Molto probabilmente il regista ha voluto dare importanza ad altri aspetti, quali l’ambientazione, studiata nei minimi particolari, e i temi principali. Tra questi ultimi, il bisogno di fare qualcosa di buono per l’umanità e la voglia di rinascere, di rifarsi una vita. È un vero peccato, infatti, che Kristen Wiig sia stata relegata ad un ruolo minore, anche perché il potenziale del suo personaggio non è stato espresso fino in fondo. L’interpretazione di Matt Damon, invece, è stata tutt’altro che scialba e inconsistente. Credibile sin dall’inizio, nonostante i personaggi non ci vengano presentati in modo chiaro nei primi minuti di film, è stato in grado di dare vita a momenti molto toccanti, passando anche per scene divertenti e cariche di ironia. L’unico difetto sta nella sua espressività: pur risultando convincente nel ruolo, sembra non cambiare mai la mimica facciale. Anche a Christoph Waltz (il vicino di casa di Matt in miniatura) e Jason Sudeikis (un suo amico che si è fatto rimpicciolire) sono state affidate parti in secondo piano, ma il primo è riuscito a conquistare il pubblico in sala con le sue battute ben assestate e incisive.

Un altro punto di forza della pellicola, infatti, è la sceneggiatura accurata, che non lascia nulla al caso, ma anzi mette in evidenza come dramma, ironia e fantascienza - se amalgamati bene - possano dare un ottimo risultato. Questo però avviene soprattutto nella prima parte del film, in quanto nella seconda metà le battute ironiche - che talvolta raggiungono il sarcasmo vero e proprio - scarseggiano fin troppo. Infine, da citare è l’interpretazione di Hong Chau, un’attrice che sa come risultare empatica agli occhi del pubblico, nonostante talvolta appaia un po’ sopra le righe. Oltre all’uso di una colonna sonora meravigliosa, degna di essere ricordata per il sound accattivante e il suo mix di generi, è bene dire che la regia è delle migliori: Alexander Payne, attraverso un buon uso di molteplici inquadrature è riuscito ad evidenziare lo stato minuto del protagonista rispetto alla vastità della realtà che lo circonda.


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