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Don't say a word
Quando degli ottimi sceneggiatori (Anthony Peckam, Patrick Smith Kelly) lavorano su un bel libro (il romanzo dal titolo omonimo di Andrew Klavan) il risultato è un bel film, teso e avvincente come "Don't say a word".
La forza di questo film è proprio nello script che ha saputo cogliere, con una scrittura attenta ai particolari e ben curata nei dialoghi e nel succedersi degli eventi, le sfumature emotive e psicologiche ben delineate e ben descritte nel romanzo.
Quella che si racconta è una storia dove il cattivo (Sean Bean, "Ronin", "Il signore degli anelli") conduce un gioco sadico e violento ai danni di un affermato psicoanalista, il Dott. Conrad ( Michael Douglas) al quale rapisce la figlia al fine di ottenere dall'inerme dottore una prestazione professionale su Elizabeth, una paziente (Brittany Murphy, "Ragazze interrotte") che nella sua mente malata tiene nascosta la chiave che potrebbe dare al malvivente un'enorme ricchezza, frutto di un colpo compiuto dieci anni prima. Quella che il Dott. Conrad deve affrontare è una vera e propria caccia al tesoro, costretto in poche ore a scandagliare nella psiche della povera ragazza, dovrà dare fondo a tutta la sua perizia di analista per raggiungere la soluzione. Girato con ritmi ora frenetici ora più pacati, il regista Gary Fielder ("Cosa fare a Denver quando sei morto") riesce con maestria a tenere alta l'emozione fino al macabro finale enfaticamente filmato con toni gotici e funerei. Il direttore mostra di conoscere l'arte della suspence usando la steadycam con profusione ma non ci dispensa momenti più riflessivi alternando una fotografia rapida e sbiadita con una luce più calda e misurata. Anche lui coglie uno degli aspetti del romanzo ben descrivendo lo sbigottimento di chi improvvisamente, da una esistenza tranquilla e normale si trova proiettato, suo malgrado, in una dimensione a lui completamente estranea, in balia di eventi tragici e travolgenti. Valga ad esempio la sequenza, angosciante ed opprimente, con la quale viene raccontata la maniera in cui i genitori si rendono conto del rapimento della piccola figlia.
Complimenti vanno anche alla produzione che ha saputo, e potuto, scegliere, di concerto con il regista, un cast appropriato e di altissimo livello. Michael Douglas, navigato attore, arricchisce con preziosismi da fuoriclasse la sua prova. Duro e sconcertante Sean Bean, ormai consacrato alla piena notorietà, disegna un personaggio che rimane ben scolpito nella mente dello spettatore, così come la prestazione della terza protagonista, Brittany Murphy, che affronta un personaggio ambiguo e disperato profondendo una dolcezza di fondo a tratti toccante. Ottimi anche gli interpreti dei ruoli minori tra i quali ricordiamo Oliver Platt "Il dottor Dolittle") nei panni di un collega del Dott. Conrad anche lui coinvolto nella vicenda, Famke Janssen (Love and sex") nel ruolo della moglie di Douglas ed infine Jennifer Esposito ("Sos Summer of Sam") una poliziotta efficiente quanto cocciuta.
In definitiva, un bel thriller, ben congegnato e ben realizzato.
Das
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