Non bussare alla mia porta
A distanza di circa venti anni, dopo l'acclamato "Paris,Texas", Wim Wenders e Sam Shepard tornano a collaborare. Sebbene si possano trovare dei richiami alle tematiche del film del 1984, gli esiti delle due pellicole sono decisamente diversi.

"Non bussare alla mia porta" racconta di Howard Spence (interpretato dallo stesso Shepard), stella del cinema western in declino, che dopo una vita dedicata agli eccessi, entra in una profonda crisi, decide quindi di fuggire dal set e fa ritorno a casa della madre (Eva Marie Saint). Lì scopre, quasi per caso, che trenta anni prima, ha avuto un figlio(Gabriel Mann), perciò parte alla volta di Butte, una cittadina della provincia americana, dove era stato per le riprese di un film e dove aveva avuto una relazione con Doreen (Jessica Lange). Cercherà di (ri)costruirsi una famiglia e forse riuscirà a trovare se stesso.

Questa pellicola, a detta del regista, è un film sui rapporti familiari e sulle occasioni perdute, ma risulta essere anche molto nostalgico: lo si nota soprattutto con i riferimenti al cinema e al genere western in particolare, esibito con la cavalcata iniziale in mezzo al deserto in una pseudo Momument Valley, e con le ampie panoramiche. C'è una ricerca di valori che si stanno perdendo e degli affetti, che si scontrano con l'incapacità di cambiare,di rapportarsi con gli altri e di riparare agli errori commessi.
C'è forse un eccesso di buonismo, che può far storcere il naso a qualcuno, ma si possono cogliere comunque degli spunti per la riflessione: l'ottima fotografia (curata da Franz Lustig) ci mostra una parte della provincia americana sconosciuta ai più. Scelte registiche semplici ma d'effetto accostano i luoghi della quotidianità (case, bar, locali) a quelli più "alti" come le distese rocciose del sud America e il cielo attraversato da candide nuvole.
L'uso simbolico del colore porta alla contrapposizione del rosso, che è, come si sa, il colore del fuoco e della passione che contraddistingue i luoghi "di perdizione" del film, con l'azzurro (in tutte le sue tonalità) che fa pensare ad un cielo imperturbabile e accogliente, quasi un luogo salvifico in cui tornare, come la casa della mamma di Howard o il personaggio di Sky (Sara Polley). Il rosso e l'azzurro si compenetrano nelle inquadrature come parti ineliminabili della vita.

Nonostante le buone prove degli attori, tra cui compare il sempre ottimo Tim Roth, la cura nella messa in scena (parliamo pur sempre di Wenders), una sceneggiatura che riesce bene a dosare momenti drammatici e quelli più divertenti, rimane qualcosa in sospeso che rende il giudizio sul film positivo, ma con qualche riserva.

Frase: "- Credo che mi piacciano di più i film! - Di cosa? - Della vita reale!"

Ilaria Ferri

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