Dong
Jia Zhang-ke è uno dei registi più interessanti della nuova generazione di artisti cinesi che ambiscono a ritrarre e fotografare la realtà del proprio paese. Come tutti i paesi in cui la libertà di espressione non è illimitata ma rigidamente regolata dall'occhio vigile di uno stato di polizia, chi vuole incidere con la propria arte sulla propria terra deve ricorrere a forme sottili di autocensura, valutando con attenzione i temi e le modalità del proprio racconto.

Jia Zhang-ke nella fattispecie, per analizzare le conseguenze della costruzione dell'imponente Diga delle tre gole, ricorre al punto di vista del pittore Liu Xiaodong (detto per l'appunto "Dong"), che compie una serie di ricerche sul campo, illustrando una realtà destinata a scomparire. La Diga delle tre gole, il cui completamento è previsto per il 2009 sarà alta quasi 200 metri ed avrà un'estensione assiale superiore ai due chilometri. Negli ultimi dieci sono state sollevate numerose perplessità riguardo a numerosi effetti collaterali che potrebbero superare di gran lunga i benefici dal punto di vista energetico e di controllo delle acque.
Oltre ad avere pesanti effetti sull'ambiente, la Diga delle tre gole causerà la scomparsa di diversi siti archeologici di grande rilevanza, come le tombe dei Ba, un'antica popolazione presente nell'area circa 4.000 anni fa. La giornalista Dai Qing è stata imprigionata per dieci mesi per aver pubblicato un libro in cui erano sollevate numerose perplessità sulla validità del progetto. Anche l'importanza della diga nella prevenzione delle inondazioni potrebbe essere vanificata nel giro di breve tempo a causa di un'insufficiente valutazione dell'eccesso di sedimenti trascinati dal Fiume azzurro.

Liu Xiaodong, ritrae gli uomini e le donne che abitano nell'area, approfittando delle loro energiche figure per ritrarre lo splendore degli ambienti circostanti, destinati a scomparire per sempre. In un secondo momento viene illustrato un viaggio del pittore in Tailandia, una sorta di pellegrinaggio alla ricerca dello spirito del grande paese asiatico, grazie anche alla straordinaria bellezza di una modella locale. Fino allo Tsunami, la catastrofe che ha colpito l'immaginario collettivo del mondo intero, mettendo in luce le molte contraddizioni di un estremo oriente altrimenti fatto cadere nell'indifferenza collettiva. Due momenti che potrebbero sembrare meccanicamente giustapposti ma che sono in realtà uniti dall'incapacità dell'uomo di controllare la natura senza poi provocarne la furia. Viene poi in luce anche la visione del mondo dell'artista, la sua tecnica e l'amore per la sua terra, guardata con occhi sempre nuovi ed aperti, con un occhio al futuro ed uno sguardo attento sulla tradizione di un paese dalla cultura millenaria.

La frase: "Passiamo la vita girando attorno a questioni di poco".

Mauro Corso

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