Die Hard - Un buon giorno per morire
Sono passati venticinque anni da quando Bruce Willis interpretò per la prima volta John McClane in quel Trappola di Cristallo che, all’inizio, sarebbe dovuto essere un solo film, nessun sequel o saga.
Del resto la base era un libro di Roderick Thorp, ma il personaggio di Willis (che fu la quinta scelta della produzione dopo Gere, Stallone, Schwarzenegger e Burt Reynolds) riscosse un tale successo che si decise di riproporlo in una nuova avventura due anni dopo con 58 minuti per morire.
Con "Die Hard - Un buon giorno per morire" siamo arrivati a cinque pellicole, un numero abbastanza elevato per far pensare ad un passaggio del testimone e così, accanto al sarcastico sorriso di Willis, ecco che stavolta un ruolo principale viene assegnato anche a John McClane Junior, anche lui uomo d’azione, agente speciale della Cia impegnato in una difficilissima missione in Russia. E’ lì che il papà, ufficialmente in vacanza, si reca per aiutarlo e recuperare un rapporto di amore-odio che da sempre domina la loro relazione. E così, tra un inseguimento ed una sparatoria, ecco che i due si riavvicinano capendo di essere uno la copia dell’altro, o almeno così vogliono lasciarci pensare sceneggiatura e produzione di "Die Hard 5". Peccato che alla base di tutto ci sia un errore abbastanza fondamentale. Non solo John McClane Junior non è sarcastico (colpa della sceneggiatura, una delle meno divertenti della saga) come il papà, ma soprattutto l’attore che lo interpreta, Jai Courtney è un uomo palestrato fino all’inverosimile, un vero gorilla. E così ad ogni sua movenza ci si aspetta che rompa il pavimento con un piede e sfondi le pareti con un pugno. Del resto Courtney è diventato famoso con un serial tv che si chiama Sparatacus...
"Die Hard 5" ha belle scene d’azione, ma manca quell’equilibrio tra adrenalina e commedia che aveva fatto la fortuna soprattutto dei primi tre episodi. Il film è troppo muscolare e a Bruce Willis vengono date poche possibilità di mostrare tutti i suoi tempi comici.
Nonostante le tante strizzatine d’occhio ai fan del passato, tra ripetizioni di battute e scene citate, l’anima di questo nuovo Die Hard sembra tradire gli originali. Va bene per il pubblico giovanile di oggi, ma è una delusione per chi, già 25 anni fa, cominciò ad amare il personaggio.
La frase:
"Sono qui in vacanza!".
a cura di Andrea D'Addio
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