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Diario di una schiappa 2: la legge dei più grandi











In mezzo a imprese da imbranato e situazioni imbarazzanti, strappa risate già a partire dal prologo questo sequel immediato di "Diario di una schiappa" (2010), tratto dall’omonimo best-seller scritto nel 2007 da Jeff Kinney che, incentrato sulle vicende dell’undicenne Greg Heffley, ha finito per trasformarsi in una serie considerata tra i più importanti fenomeni editoriali per ragazzi.
Non a caso, è dal secondo libro della serie che prende il via questa continuazione, orfana della Chloe Moretz di "Kick-Ass" (2010) e la quale vede ancora una volta Zachary Gordon nei panni del protagonista, ora alle prese con il secondo anno di scuola media ed intento ad approfondire il proprio rapporto con il fratello maggiore Rodrick alias Devon Bostick, sempre pronto a renderlo vittima di feroci scherzi ed a farlo ricoprire di vergogna davanti agli altri.
Del resto, tra sogni ad occhi aperti e colori che richiamano quasi una certa atmosfera giovanile anni Ottanta, se nel primo film venivano privilegiati l’aspetto scolastico e l’importanza dell’amicizia, qui è il legame fraterno ad essere posto in primo piano.
E, fortunatamente, il cambio del timone di regia, che passa dalle mani del Thor Freudenthal di "Hotel Bau" (2009) a quelle del David Bowers di "Astro boy" (2009), sembra aver giovato all’insieme, decisamente superiore rispetto al pur guardabile capostipite.
Infatti, con immancabili intermezzi animati e il tormentone della formaggite (!!!) questa volta relegato ad una fugace citazione, si avverte un più efficace controllo dei circa 96 minuti di visione; all’interno dei quali, oltretutto, ancora meglio risulta sfruttato Robert Capron nel ruolo di Rowley Jefferson, esilarante ed inseparabile compagno di avventure di Greg.
Quindi, mentre una nutrita colonna sonora spaziante da "Come on get happy" di David Cassidy a "Teddy’s Carnival" di Lior Rosner commenta efficacemente il tutto, si ride a sufficienza, tra party in casa, assurde fughe dal coach e cioccolata scambiata per la simile, puzzolente sostanza fisiologica.
Anche se uno dei momenti più divertenti arriva con la visione televisiva del lungometraggio horror inventato "Il piede", che riprende in maniera ironica il grottesco look di tanti b-movie degli anni Settanta.

La frase:
"Tu sei mio fratello, non lo sarai mai mio amico".

a cura di Francesco Lomuscio

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