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Diamond 13
Impreziosita dalla bella fotografia del televisivo Bernard Malaisy, è soprattutto la notte a regnare in questo intrigo giallo-poliziesco che, tratto dal romanzo "Dead end blues" (o "L’etage des morts", come s’intitola in patria) di Hugues Pagan, ricorre ad una efficace, fredda atmosfera anche quando a dominare non sono le tenebre.
Fredda atmosfera che, accanto ad un manipolo di più o meno ambigui personaggi, avvolge il mai disprezzabile Gerard Depardieu ("Novecento") nei panni di Mat, incorruttibile poliziotto del reparto criminale della Polizia di Parigi che si mette in gioco nel tentativo di neutralizzare una potente organizzazione malavitosa del posto dal momento in cui, in un grosso traffico di droga, finisce coinvolto il vecchio amico Franck, con le fattezze dell’Olivier Marchal anche co-sceneggiatore della pellicola insieme al regista.
Quest’ultimo, del resto, come ben sapranno soprattutto i seguaci del filone noir proveniente dal paese di Luc Besson, è stato in precedenza autore della bella trilogia rappresentata da "Gangsters" (2002) con Anne Parillaud e da altri due tasselli interpretati da Daniel Auteuil: "36" (2004) e "L’ultima missione" (2008).
Trilogia che, ancor prima del dittico datato 2008 formato da "Nemico pubblico n. 1 - L’istinto di morte" e "Nemico pubblico n. 1 - L’ora della fuga" con Vincent Cassel, sembra avvicinarsi non poco a questo film di Gilles Béhat ("Coreografia di un delitto").
Con le dovute differenze, ovviamente, in quanto "Diamant 13" (titolo originale della pellicola), senza risparmiare spargimenti di liquido rosso e cadaveri ridotti piuttosto male in diversi momenti, sfoggia in fin dei conti una regia nella media al servizio di un intreccio che tende a volte a confondere lo spettatore, in particolar modo a causa delle molte facce coinvolte – tra cui quella della nostra Asia Argento ("La terza madre"), decisamente da dimenticare nel ruolo di un vecchio amore del protagonista.
Ma, anche se il ritmo narrativo tende ad infiacchirsi nel corso del secondo tempo, rimaniamo dalle parti di un prodotto senza infamia e senza lode che, con ogni probabilità, non deluderà gli amanti del polar o, se preferite, poliziesco francese.
La frase: "Tutti gli sbirri hanno gli incubi, fa parte del nostro mestiere".
Mirko Lomuscio
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