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Devil
"Quando ero bambino, mia madre mi raccontava la storia di come il Diavolo scende sulla Terra".
Assume immediatamente le fattezze di una moderna fiaba macabra questa produzione targata M. Night Shyamalan, sceneggiata dal Brian Nelson di "30 giorni di buio" (2007) partendo proprio da un soggetto a firma dell’autore di "The sixth sense-Il sesto senso" (1999) e "L’ultimo dominatore dell’aria" (2010).
Giusto il tempo di oltrepassare i titoli di testa e, dopo che un suicida si è gettato dalla finestra di un grattacielo, in un ascensore all’interno dello stesso troviamo bloccati tre uomini e due donne, tra loro sconosciuti.
Una situazione, quindi, che non può fare a meno di richiamare alla memoria quella alla base dei vari capitoli che compongono la serie horror thriller "Saw", il più delle volte incentrati su gruppi di persone intrappolate in uno spazio chiuso; anche se, a differenza delle pellicole che hanno per protagonista il sadico enigmista Jigsaw, in questo caso non si punta affatto alla mattanza a base d’impressionanti torture e splatter.
Il regista John Erick Dowdle, autore di quel "Quarantena" (2008) che, ambientato tra infetti zombeschi in un complesso di appartamenti di Los Angeles, altro non era che il remake a stelle e strisce dello spagnolo [Rec], costruisce i circa ottanta minuti di visione (non molti, quindi) sull’attesa, spezzata da falsi allarmi e ricorrendo a vecchi ma efficaci stratagemmi – come le luci che si accendono e spengono in continuazione – al fine di scuotere il sistema nervoso dello spettatore.
Attesa nel corso di cui quest’ultimo viene invogliato a scoprire quale elemento del quintetto rappresenti l’incarnazione del male suggerita dal titolo, mentre ci scappa qualche morto e, dall’esterno, poliziotti, agenti della sicurezza e tecnici tentano di risolvere la drammatica situazione.
Fino al tutt’altro che disprezzabile epilogo di un racconto per immagini che non avrebbe certo sfigurato se sfruttato nell’ambito di serie televisive quali "Ai confini della realtà" e "Storie incredibili", reso ancor più affascinante dalla morale tipicamente shyamalaniana sulla fede che lo attraversa.
Una morale volta non solo a ricordare che il Diavolo si manifesta dove alloggia il peccato, ma anche che, se esso esiste, allora deve esistere anche Dio.
La frase: "Io non credo nel Diavolo, non serve, la gente è già abbastanza malvagia per conto proprio".
Francesco Lomuscio
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