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Certamente, forse
Difficile che una commedia romantica americana non si svolga a Manhattan. Persino quando il protagonista si trova a Seattle, come in Insonnia d’amore, alla fine si finisce sull’Empire State Building (citando “Un amore splendido”) guardando la Grande Mela dall’alto quasi che fosse il simbolo degli amori finiti bene.
Non poteva essere quindi che questa l’ambientazione per il film scritto e diretto da Adam Brook sulla vita amorosa del pubblicitario, in procinto di divorzio, Will Hayes. La figlia non capisce perché tra lui e la mamma le cose non stiano andando bene, vuole sapere come tutto cominciò, per capire dove possa risiedere la soluzione. Ecco quindi che comincia il racconto a ritroso del nostro protagonista: il suo arrivo a NewYork da una cittadina della West Coast per partecipare alla campagna elettorale per le primarie democratiche di Clinton nel 1991, il suo amore giovanile abbandonato e quelli nuovi incontrati, appassionati, ma alla fine non andati a buon fine. Le sue amicizie, la sua carriera. La sua vita.
Alternando le vicende del passato al dialogo del presente tra papà e bambina, quello che tiene sulle spine lo spettatore è il riuscire a capire con chi, tra le tre donne del film, il protagonista alla fine sia convolato a nozze. Una struttura da thriller che, seppure non faccia da contenitore a veri e propri concetti su cui riflettere troppo, intrattiene fino ad un insolito happy end. Il ritmo è buono, le battute e le simpatiche analogie con l’attualità politica attuale sono azzeccate e il miele, insito di diritto in questo genere di film, è più che assorbibile. Tiene bene il tutto la faccia da bambolotto di Ryan Reynolds (spesso come in “Smokin Aces” e “The amityville horror” lo si è visto con la barba), perfetto per un personaggio indeciso e spesso vittima degli eventi quanto delle donne. Convincente e carina anche la little miss sunshine Abigail Breslin.
Aiutato dalla fotografia di Florian Ballhaus che, scegliendo una gamma di colori sempre primaverili, cerca di trasmettere il buon umore e dalle giuste scelte di colonna sonora, Adam Brooks riesce così a realizzare un film piacevole e sofisticato, legato oltretutto ad un concetto di famiglia e amore che giusto o sbagliato che sia, è proprio dei nostri tempi. Finale Manhattan vista da Brooklyn che cita Allen.
La frase:
- "Ho avuto storie importanti e altre ragazze con cui sono solo uscito"
- "Qual è il maschile di sgualdrina?"
Andrea D’Addio
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