Dark Shadows
A essere sinceri non sono in molti a ricordare la serie “Dark Shadows” andata in onda dal 1966 al 1971 negli States, prima soap opera nella storia della televisione che avesse a che fare con fantasmi e, in generale, con il soprannaturale. Dice: ok, quindi? Quindi quel “furbacchione” di Tim Burton decide di riesumare (mai termine è stato più calzante) il plot della serie, darla in mano ai suoi attori preferiti e vedere cosa succede. Ne esce un esempio di script creativo a basso consumo.
Dopo duecento anni la tomba di Barnabas viene riaperta e il vampiro liberato. Barnabas però si accorge di trovarsi negli anni Settanta e che il maniero di Colinwood è ancora lì, in rovina e con tutti gli eredi pronti a darsi battaglia. Tra segreti e antichi incantesimi, Barnabas dovrà trovare un modo per sconfiggere la strega che lo ha trasformato in un vampiro e sanare i malumori in famiglia…
Diciamocelo chiaramente, di primo acchito, questo “Dark Shadows” sembra l’ennesima occasione per Johnny Depp di mettersi quintali di trucco in faccia e gigioneggiare in un universo dark costruito su misura. Beh, anche di secondo acchito. Ok, pure al terzo. La prima parte è una commedia scritta con la mano sinistra: gag che giocano sul risveglio del vampiro negli anni Settanta e l’incontro con la famiglia. Si sbadiglia, ma si va avanti. E’ pur sempre Tim Burton! Nella seconda parte le cose si fanno più calde. I segreti nascosti dalla trama cominciano a emergere e così pure i personaggi, con Eva Green che giganteggia su tutti. Un po’ omaggio agli anni Settanta, un po’ commedia nera barra critica alla società moderna barra perversione personale, tutto come desidera Burton il film si lascia vedere, ma sincerante senza infamia e senza lode. Echeggia atmosfere pop. Ricorda diversi video musicali. Forse compare pure Alice Cooper. Il regista mai contento chiama alle armi un cast stellare. Michelle Pfeiffer non invecchia più. Helena Bonham Carter fa lo stesso film da circa vent’anni. Eva Green mostra il decolté e distrugge la stanza in una sessione di sesso. Tra realtà e fantasia.
Il solito film per gli amanti di Depp prima che di Burton. L’attore e il regista, l’uno feticcio dell’altra. Una strana entità nauseante che si auto fagocita, riproponendosi e riesumandosi, nella speranza di reinventarsi. Vi piacerà se amate l’uno o l’altra. Ma è una tristezza.
Curiosità: Se sono in pochi a ricordarsi della serie tv, forse sono perfino meno a ricordarsi che nel 2004 il regista australiano P. J. Hogan (lo stesso di “I love Shopping” per capirci) aveva già diretto per la televisione un omonimo film ispirato alla serie. Inconsistente e disperso nell’etere. “Dark Shadows” forse non è così di culto come viene definita da tutti, ma lo diventa di sicuro se alle spalle c’è la premiata ditta Burton – Depp. Tutto chiaro: quando c’è il traino giusto, c’è tutto.
La frase:
"…Bentornato signor Barnabas…".
a cura di Diego Altobelli
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