Cuori perduti
Italia, 1991: il ventiduenne Guido Brenta (Vincenzo Peluso) torna finalmente in patria, con l'orrore della guerra ancora negli occhi e con la speranza nel cuore di lasciarsi alle spalle la terribile esperienza nel Golfo, riprendendo il più presto possibile una vita normale e spensierata. Ma il ragazzo si renderà presto conto che il suo microcosmo esistenziale costituito dalla famiglia, le amicizie, gli amori, il bar di ritrovo, durante la sua assenza ha continuato ad esistere e, a poco a poco, a cambiare senza aspettarlo: cinismo, violenza, disinibizione sessuale e indolenza caratterizzano il "nuovo" quartiere Bocchio.
La vicenda di Guido, e di sua sorella Rosy (Elodie Treccani), è narrata dal punto di vista della giovane scrittrice Eugenia (Selvaggia Quattrini), cognata di Rosy e sola àncora di salvezza per il protagonista.
Nato da un adattamento contemporaneo di "Ricorda con rabbia" di John Osborne, Cuori perduti (come afferma lo stesso regista, Teresio Spalla) vuole essere un film corale, in cui vengono romanzati fatti e sentimenti di un'epoca di grandi cambiamenti (gli anni '90, quella della Guerra del Golfo) che, a ben guardare, non è poi così dissimile da quella attuale, caratterizzata dal disagio, dalla paura e dall' incertezza per il futuro.
I "cuori perduti" del titolo sono, dunque, quelli dei due fratelli (l'uno provato dallo strazio della guerra, l'altra piegatasi ad un matrimonio di convenienza per risollevare le sorti economiche della famiglia) ma anche quelli di un'intera generazione, nata e cresciuta in una realtà mediata dalla televisione e scandita dai tempi della sua programmazione. "Perduti" sono anche i cuori dei coniugi Brenta, sconvolti dalla crisi economica e morale che si è abbattuta su di loro, così come quello di Stefano (Edoardo Sala), "disposto a vendersi anche sua madre pur di risanare il suo conto in rosso". Così come un "cuore perduto" è, simbolicamente, quello che pulsa nella triste periferia che, con i suoi grigi palazzoni, fa da sfondo all'intera vicenda. Unico raggio di luce in questo scenario di inarrestabile decadimento è Eugenia, con la sua capacità di reazione alla degenerazione di una società ormai disperata e sorda alle esigenze giovanili (e non).
Il film, che scorre leggero, senza troppe pretese ma senza mai rischiare di cadere nel banale o nel retorico, ha il suo punto di forza soprattutto nel cast: tutti con almeno un'esperienza teatrale alle spalle (da Ivana Monti e Vanni Fois ai figli d'arte Lorenzo Lavia e Vera Gemma), gli attori interpretano i propri personaggi con estrema naturalezza e semplicità, primo tra tutti Peluso (che costruisce un Guido insofferente e tenace, scontroso ma a tratti illuminato dalla dolcezza di Eugenia, arrabbiato ma non rassegnato). Delizioso, poi, il personaggio del generale Gaudenzi interpretato dall'intramontabile Mario Scaccia, che con la sua sottile ironia di sempre strappa gli unici sorrisi del film.

Laura Spina

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