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Cuando la verdad despierta - La sottile linea della verità
Tredici attentati dinamitardi insanguinarono Cuba tra il '92 e il '97, provocando anche la morte del giovane italiano Fabio Di Celmo. Con il blocco commerciale imposto dall'impero nordamericano, dopo la fine dell'Unione Sovietica per l'isola caraibica - uno dei suoi principali partner economici - il turismo era rimasta la maggiore fonte di sostentamento.
Logico allora che i nemici all'estero puntassero a creare un clima di terrore allo scopo di fermare il flusso vacanziero, assoldando mercenari per colpire obiettivi come alberghi e discoteche. E se quello di far fuori Fidel Castro è stato uno dei pallini di dieci presidenti statunitensi, nulla di strano quindi che ci sia la lunga mano della CIA dietro all'operazione. I risultati delle indagini li sentiamo per bocca dello stesso Lider Maximo, ripreso - in un cameo - al congresso contro il terrorismo del 2005 durante l'intervento nel quale additò come responsabili la Fondazione Nazionale Cubana Americana (creata a Miami da esiliati e sostenuta dall'amministrazione Reagan) e Luis Posada Carriles, pedina dei servizi segreti USA.
Nel preparare "Cuando la verdad Despierta", per due anni il regista Angelo Rizzo (provenienza TV, con più di cento reportage e documentari oltre che spot pubblicitari e video clip musicali) ha raccolto documentazione, compresi verbali d'inchiesta delle autorità e materiale declassificato di CIA ed FBI. Il Ministero degli Interni gli ha poi messo a disposizione sia mezzi che personale delle forze di sicurezza e consentito di girare nelle location originali con i veri agenti che eseguirono gli arresti. Nel film - insieme alla schematica ricostruzione di preparativi ed esecuzione degli attacchi esplosivi - si gioca la carta sentimentale con la breve storia d'amore tra Di Celmo e una ragazza locale, e invece di concentrarsi completamente sulla propria esperienza di reporter, Rizzo tenta la via della finzione che però tecnicamente non si discosta dal format televisivo povero. Avrà perciò reso un buon servizio al governo della Revoluciòn, ma non ha fatto altrettanto nei confronti del cinema.
La frase: "Il nostro è un atto di guerra".
Federico Raponi
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