Con la testa tra le stelle

Come si possano confondere "I Dieci Comandamenti" del granitico Charlton Heston con "10" il film che ha stampato nelle nostre menti adolescenti l'immagine di Bo Derek mentre corre sulla spiaggia con le treccine al vento, è quasi incredibile, e lo è anche per la piccola comunità di Donegal, un villaggio di pescatori sulle coste irlandesi, riunita nella sala parrocchiale per vedere il film scelto da Padre Mallone. Quella fugace visione porterà un risveglio repentino degli ormoni di tutti gli uomini di Donegal che, stanchi delle loro solite donne, decideranno di pubblicare un'inserzione su un giornale di Miami per invitare delle americane al loro annuale ballo in onore del santo patrono.
La mossa non passa inosservata (come dice il proverbio: "il paese è piccolo e la gente mormora") e le ragazze locali decidono di punirli a modo loro convocando dei marinai spagnoli con la scusa di avere una nuova "band" per la festa, ma con l'intento preciso di ingelosire i loro uomini.
L'unico "sano" di mente sembra essere il narratore: Sean, che ha capito che per cambiare non bisogna cercare delle stravaganze, ma semplicemente lasciare il villaggio per allargare i propri orizzonti non con un rifiuto a priori per la vita che si è condotta fino a quel momento, ma, anzi, con la possibilità di riabbracciarla solo dopo aver conosciuto ciò che ci circoda.

La commedia di Aileen Ritchie (al suo esordio) si inserisce nel filone del nuovo cinema inglese ("Full Monthy" e "Svegliati Ned") con spunti molto divertenti all'interno di due temi più profondi: i rapporti tra uomini e donne (molto "gettonati" in questo periodo) e il tipo di vita che si conduce all'interno di una comunità molto chiusa. È proprio questo secondo tema quello più interessante. Sicuramente per noi figli della globalizzazione o delle metropoli tentacolari è difficile capire come ci si possa trovare a proprio agio all'interno di un piccolo villaggio sperduto sulle coste dell'Irlanda dove non ci sono distrazioni e neanche scelte: un solo pub, una sola macelleria, un solo ufficio postale, ecc. Una vita decisamente bucolica ed impostata su valori per noi lontani anni luce, ma che forse possono essere più saldi e duraturi.

La morale finale di tutta la vicenda, tra una risata e una riflessione, è ben riassunta dalla frase di Kate: "A volte più ti avvicini ad una cosa, più ti è difficile vederla".

Molto interessante la scelta del regista di non privilegiare nessun personaggio particolare, come anche quella di non utilizzare attori famosi che avrebbero potuto accentrare l'attenzione, così da lasciare spazio al villaggio nella sua interezza. In questo senso la stessa fotografia, che ci restituisce i tipici paesaggi irlandesi con la loro malinconia, ma anche con la loro poesia, ben supporta il tutto.

La frase: "Non ho bisogno di andare al bar tutte le sere, non sono un alcolizzato, posso bere a casa!"

Indicazioni:
Per chi ha apprezzato il cinema emergente inglese.

Valerio Salvi

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