Concorrenza Sleale
Anno 1938, sedicesimo dell'era fascista.
In una delle tante vie commerciali di Roma vivono due famiglie molto simili tra loro. Quella di Umberto Melchiorri (Diego Abatantuono) proprietario di una Sartoria austera e di gran classe, e quella di Leone Simeoni (Sergio Castellitto) proprietario della Merceria accanto, negozio caotico ma che riesce non si sa bene come, a rubare gran parte della clientela del vicino. I due passano il loro tempo a discutere, litigare e persino venire alle mani, mentre il resto della famiglia continua tranquillamente la propria vita senza preoccuparsi troppo dei due "litiganti".

Due famiglie speculari, della stessa classe sociale, uguali per ritmi di vita, con figli della medesima età - Paolo innamorato di Susanna, e i due piccoli Petruccio e Lele, zii, nonni e domestiche, che senza prestare importanza alla lotta dei due Pater Familias, proseguono con la loro quotidianità, fatta di feste domenicali, lettere d'amore e baci rubati, giochi infantili e chiacchiere di donne.
Fino a quando non intervengono le leggi razziali a sconvolgere gli equilibri.
I giornali iniziano a parlare di "una grande razza ariana e di una piccola razza ebrea", e gli uomini del regime giustificano con vaghe e confuse ragioni le nuove leggi.
Leone e la sua famiglia per la loro religione e razza, assolutamente ininfluente fino a poco prima, sono costretti a lasciare tutto, a dividere i due figli innamorati e i due ragazzini cresciuti insieme quasi fossero fratelli e ad abbandonare casa e negozio per partire su un camion che li porterà nel ghetto.

Potremmo avvicinare il film di Scola a quelli del suo maestro, De Sica, perché anche questo è raccontato quasi sottovoce, attraverso i gesti quotidiani di Umberto, tipico italiano medio, che si trova improvvisamente davanti ad una realtà politica che non capisce e che non sa bene come affrontare e davanti a regole razziali che non si spiega ma con le quali istintivamente non si trova d'accordo.
Sarà proprio questa incomprensione a procurargli un inaspettato moto dell'animo, quasi una ribellione, che pur restando silenziosa lo avvicinerà al suo "nemico" di sempre.

Una commedia amara e grottesca, che racconta l'Italietta degli anni '30 con toni flebili, teneri, a volte persino patetici, con due protagonisti che spiccano soprattutto per la loro prepotenza fisica e professionale, in un cast indiscutibilmente straordinario: a partire da Claudio Bigagli, presuntuoso commissario di polizia che parla per frasi fatte mescolando l'arroganza alla totale assurdità dei suoi discorsi, a Gérard Depardieu fratello di Umberto, dalle idee progressiste ma logorato dal suo senso di giustizia che resterà interiore e muto.

Indicazioni:
Un film dedicato a tutti, come dice lo stesso regista "ma soprattutto ai giovani che non sanno molto di leggi razziali" perché imparino a combattere queste ingiustizie, con più forza, rumore ed energia, di quanto accadde allora.

Valeria Chiari

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